Un’inquietante realtà si sta delineando nel Teramano, dove l’innovativa, e potenzialmente pericolosa, capacità dell’intelligenza artificiale generativa sta sollevando serie preoccupazioni sulla sicurezza e la privacy dei minori.
Un’indagine in corso, avviata in seguito a una denuncia presentata dai genitori di due studentesse, sta analizzando la presunta creazione e diffusione, tramite chat digitali, di immagini alterate di coetanee, prodotte con sofisticate tecniche di AI.
L’elemento particolarmente delicato di questa vicenda risiede nella natura delle immagini stesse.
Non si tratta di materiale preesistente, ma di rappresentazioni digitali create ex novo, frutto dell’abilità di algoritmi capaci di simulare volti e corpi, manipolando fotografie o generandone di completamente fittizie.
Questo scenario introduce una nuova complessità nel panorama della protezione minorile, in quanto le immagini, pur non ritraendo individui reali, hanno il potenziale di arrecare danno psicologico e sociale alle vittime, alimentando cyberbullismo e diffondendo rappresentazioni distorte e umilianti.
Le autorità giudiziarie, guidate dalla Procura per i minorenni dell’Aquila, stanno procedendo con la massima cautela, sequestrando dispositivi elettronici e ascoltando diversi giovani in qualità di persone informate sui fatti, al fine di ricostruire la dinamica e individuare i responsabili.
La gravità delle accuse è segnalata dall’applicazione dell’articolo 600-quater, comma 1, del codice penale, che estende la definizione di pornografia minorile anche a contenuti digitalmente generati, sottolineando che la creazione di immagini esplicite che coinvolgono minori, anche se virtuali, costituisce un reato perseguibile.
La vicenda non si limita a un episodio isolato; essa evidenzia una tendenza allarmante e un vuoto normativo che necessita di essere colmato.
La rapidità con cui l’IA generativa si evolve, e la facilità con cui può essere utilizzata per creare contenuti dannosi, pongono nuove sfide alle forze dell’ordine e alle istituzioni.
È imperativo sviluppare strategie di prevenzione e sensibilizzazione, educando i minori all’uso consapevole delle tecnologie digitali e promuovendo una cultura della responsabilità online.
La questione solleva interrogativi profondi sull’etica dell’intelligenza artificiale e sulla necessità di regolamentare lo sviluppo e l’applicazione di queste tecnologie per proteggere i più vulnerabili, garantendo che l’innovazione tecnologica non avvenga a discapito della sicurezza e del benessere dei minori.
L’indagine in corso rappresenta, in questo senso, un campanello d’allarme, un monito a riflettere sulle implicazioni sociali e legali di un futuro sempre più permeato dall’intelligenza artificiale.






