Dalle macerie dell’Abruzzo, dalla resilienza scolpita nel cuore de L’Aquila, scaturisce una forza inesauribile, un’eredità che plasma il percorso di Valeria Ricotti. La sua storia, celebrata in Senato come una delle “Storie di italiane eccellenti”, incarna la capacità di un territorio, segnato da eventi sismici e di profonda trasformazione, a generare talenti capaci di irradiare a livello internazionale.Ricotti, quarantacinquenne, non è semplicemente una ricercatrice, ma un’architetta di soluzioni innovative che si collocano all’intersezione tra neurologia infantile, psichiatria e imprenditoria biotech. La sua formazione, iniziata nel liceo classico aquilano, l’ha condotta al Royal College of Surgeons di Dublino e poi a Londra, dove ha affinato le sue competenze in pediatria. Ma la sua visione va ben oltre la pratica clinica tradizionale.Fondatrice e CEO di Vesalic e Parterra, due startup all’avanguardia, Ricotti si dedica allo sviluppo di terapie per malattie rare, neurodegenerative e patologie cutanee, affrontando sfide mediche spesso trascurate. Il fulcro della sua ricerca è “Avatar”, un’innovativa tecnologia che utilizza sensori e intelligenza artificiale per creare un gemello digitale del paziente. Questo “avatar” permette un monitoraggio in tempo reale dell’evoluzione della malattia, aprendo nuove prospettive per una medicina personalizzata e predittiva. Precedentemente, ha co-fondato Dinaqor, una biotech focalizzata sulle terapie geniche per le cardiomiopatie, dimostrando un impegno costante nell’applicazione di approcci all’avanguardia per affrontare patologie complesse.I suoi brevetti, già implementati in contesti clinici reali, sono il risultato di una collaborazione sinergica con il sistema sanitario britannico e istituzioni accademiche di prestigio come l’Imperial College e l’University College London. La sua ricerca ha ottenuto riconoscimento internazionale, con pubblicazioni su riviste scientifiche di alto livello come *Nature Medicine* e applicazioni concrete in studi sulla distrofia muscolare, il Parkinson e le atassie genetiche. Per Ricotti, la scienza non è fine a se stessa, ma un potente strumento per il progresso sociale. La sua filosofia si articola attorno a un imperativo etico: la tecnologia deve essere al servizio della cura, non guidata esclusivamente dalla logica del profitto. Questo profondo senso di responsabilità si riflette anche nella sua attività editoriale: ha fondato Shironeko, una casa editrice indipendente londinese che promuove opere che stimolano la riflessione e l’innovazione.Il suo primo romanzo, “Il Ponte Vermiglio”, pubblicato di recente e presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino, è un’opera coraggiosa che intreccia elementi di scienza, spiritualità e memoria, esplorando i confini dell’identità umana e la ricerca di significato. La colonna sonora originale, “Dragon’s Eyes”, composta in collaborazione con la cantante Naomi Banks e il jazzista Guy Barker, arricchisce ulteriormente l’esperienza narrativa, conferendo profondità emotiva e suggestioni evocative.La scrittura, per Ricotti, è un “porto franco”, uno spazio di libertà creativa che affonda le sue radici in un senso di appartenenza profondo. È il ricordo di L’Aquila e dell’Abruzzo, la forza silenziosa che le ha insegnato a sopravvivere e, soprattutto, a ricostruire – non solo le strutture fisiche, ma anche la speranza e il futuro. La sua è una storia di resilienza, innovazione e impegno sociale, un esempio luminoso di come il talento e la passione possano trasformare una sfida in un’opportunità di crescita e di contributo al benessere dell’umanità.
Valeria Ricotti: Dalle macerie abruzzesi all’innovazione biotech
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