La fine della seconda guerra mondiale in Europa, il 9 maggio 1945, segnò un caposaldo nella storia dell’umanità. Oggi, ottant’anni dopo, un artista eclettico sta ribaltando le carte in tavola con una nuova interpretazione delle sue opere. Graziano Sabatini ha creato “Moving Wars”, l’ultimo quadro della serie “Organi in movimento” (Moving parts), rimescolando gli schemi della guerra e proponendo un salto di paradigma. Il suo lavoro prende spunto dalle fabbriche, dove i segnali di sicurezza vengono animati dalla creatività per riflettere su come convertire l’azione bellica in una forza produttiva e costruttrice. La guerra – sostiene Sabatini – è la massima espressione dell’azione, ma non dovrebbe essere fine a se stessa, bensì strumento per creare ricchezza e benessere. Questa nuova visione si pone in contrasto con lo spirito bellico che caratterizza il mondo contemporaneo.Il quadro, un omaggio alla guerra e al suo potenziale creativo, è un esempio di come le armi possano essere trasformate da strumenti di distruzione in mezzi per la costruzione. Misura 120×220 cm ed è realizzato con colori acrilici su tela di legno compensato. L’autore, appassionato artigiano, ha personalmente costruito la base del quadro.La visione prospettica offre tre sfide diverse. La prima mette a confronto l’immagine della distruzione e quella della costruzione, due mondi paralleli che convivono in un’unica realtà. La seconda contrasta le principali potenze politiche ed economiche, i loro simboli di identità contrapposti, con la speranza che la scelta tra benessere e oblio possa essere decisa da una nuova prospettiva.Nel mezzo del disegno si staglia l’Italia, unico paese a sottolineare come il cibo e la sua cura rappresentino la chiave di accesso alla vita. È in questo contesto che “Moving Wars” propone una riflessione profonda su come immaginare un mondo diverso dal presente.
La guerra come costruzione, l’arte svela un nuovo paradigma
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