L’eredità artistica di Pasquale Verrusio, figura poliedrica e intensa nel panorama dell’arte italiana del Novecento, si arricchisce di una nuova, significativa narrazione: la trasformazione del suo ultimo atelier, incastonato nella suggestiva cornice della Costa dei Trabocchi, in un centro museale dedicato alla sua opera.
Un progetto ambizioso, animato dall’associazione Teatrart’, frutto dell’iniziativa di Eteras Verrusio, sua moglie, e Patrizia Corvino, che intende coniugare l’arte visiva con la forza espressiva del teatro, offrendo al pubblico un percorso immersivo nella visione del maestro romano, scomparso nel 2012.
La Costa dei Trabocchi, luogo di adozione e ultimo rifugio creativo di Verrusio, diviene così il fulcro di un itinerario culturale che si dispiega in tre eventi pubblici, gratuiti, nell’estate 2025.
Il primo appuntamento, il 17 luglio, si svolgerà in una location iconica: il trabocco Punta le Morge, testimonianza di un’antica tradizione marinara.
Un incontro con Eteras Verrusio, drammatizzazione poetica a cura di Patrizia Corvino e un’esplorazione musicale sperimentale condotta da Dario Zinni, offriranno una prima chiave di lettura dell’universo artistico di Verrusio.
La stessa serata, il 25 luglio, sarà riproposta a Fossacesia, presso la sala di Parco dei Priori, ampliando il raggio di fruizione.
Il culmine del progetto, il 24 agosto, si concretizzerà al Teatro Rossetti di Vasto con “Amor che move”, un’interpretazione attoriale di Patrizia Corvino e Giuseppe Angelucci, arricchita da musiche ancestrali di Michele Nunnari e nuove sperimentazioni sonore di Dario Zinni, il tutto orchestrato con regia e drammaturgia di Patrizia Corvino.
Pasquale Verrusio (1935-2012) fu allievo di Renato Guttuso e incarnò un percorso artistico complesso e originale.
Negli anni ’60, il suo linguaggio si fece interprete di un’esplorazione tecnica innovativa, orientata verso una pittura materica che riecheggia le atmosfere intense di Rembrandt e la cruda espressività di Francis Bacon.
Da questa ricerca intensa emerse, nel medesimo decennio, la celebre serie dei “Sassi”, realizzata all’Isola d’Elba.
Renzo Vespignani, acuto critico d’arte, seppe cogliere l’essenza di tale opera, definendola una “natura morta” elevata a “fenomeno assoluto e decisivo”.
Il suo processo creativo si rivelò un sofisticato meccanismo di accumulo e sovrapposizione, un’analisi minuziosa di un oggetto comune, il ciottolo levigato dal mare, scomposto nelle sue infinite possibilità di luce, forma e volume.
L’opera si configura come una metamorfosi continua, un’eterna ripetizione che, pur mantenendo una base comune, si rinnova in ogni dettaglio, creando un senso di familiarità e al tempo stesso di scoperta.
L’indagine sui ciottoli si evolse negli anni ’80, ampliando il focus sulla relazione tra movimento e trasparenza dell’acqua e introducendo figure umane nel paesaggio marino, aprendo nuove prospettive interpretative e ampliando il campo di indagine dell’artista, testimone del tempo e testimone dell’uomo.
Il futuro museo-atelier promette di offrire una visione approfondita di questo percorso, consentendo al pubblico di immergersi nell’atmosfera creativa di Verrusio e di apprezzare la sua profonda sensibilità artistica.