La vertenza Marelli a Sulmona, incrocio cruciale tra scelte industriali, responsabilità governative e tutela del lavoro, si protrae in un clima di crescente incertezza. Il recente tavolo di confronto tra il governo, la direzione aziendale e le rappresentanze sindacali, pur fornendo alcuni elementi di cronistoria, non ha dissipato le preoccupazioni legate ai 147 esuberi previsti entro la chiusura dell’anno e al rischio concreto di dismissione dello stabilimento abruzzese.La situazione è particolarmente delicata. I 444 lavoratori impiegati nello stabilimento, costretti da un anno a operare in regime di contratto di solidarietà, vivono in una condizione di precarietà che incide profondamente sulla loro qualità di vita e sul futuro delle loro famiglie. L’annuncio della delocalizzazione della produzione di bracci oscillanti, un comparto di rilevanza strategica, rappresenta un colpo ulteriore, testimonianza di una strategia aziendale orientata alla riduzione dei costi a discapito della stabilità occupazionale e della coesione territoriale.I sindacati, consapevoli del peso che questa crisi ha sul tessuto sociale ed economico dell’intera Val di Sangro, ribadiscono con forza la necessità di un intervento deciso e immediato da parte del governo. L’obiettivo è “blindare” lo stabilimento, ovvero garantire la sua permanenza e la sua riqualificazione, evitando la dispersione di competenze e professionalità che nel tempo si sono accumulate. Questo implica non solo la salvaguardia dei posti di lavoro esistenti, ma anche l’individuazione di nuove opportunità di sviluppo, attraverso investimenti in innovazione, ricerca e formazione.Le parole di Michele Paliani, della Uil, che annuncia una riconvocazione per i primi di agosto, offrono un cauto spiraglio di speranza. Tuttavia, è essenziale che il governo dimostri di comprendere appieno la gravità della situazione e si assuma la responsabilità di trovare soluzioni concrete, anche attraverso il coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholder, dalle istituzioni locali alle associazioni di categoria.L’avvio delle assemblee con i lavoratori, come previsto, è un passaggio fondamentale per comprendere le loro esigenze e raccogliere le loro proposte. È imperativo che la voce dei lavoratori sia ascoltata e che le loro preoccupazioni siano prese in seria considerazione. La tutela del lavoro non può essere un mero slogan, ma deve tradursi in azioni concrete che preservino la dignità e il futuro di chi contribuisce, con il proprio impegno, allo sviluppo del territorio. La sfida è complessa, ma la determinazione e la collaborazione di tutti possono ancora fare la differenza. Il destino di Marelli a Sulmona, in definitiva, è un banco di prova per la capacità del paese di conciliare la competitività economica con la responsabilità sociale.
Marelli Sulmona: Tra esuberi, speranze e appelli al Governo.
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