L’essenza del nostro impegno si radica nel desiderio profondo di condividere un tesoro autentico: l’olio, frutto prezioso degli ulivi che adornano la nostra terra, un’offerta simbolica a custodire la fiaccola spirituale accesa in memoria di San Francesco, come ha sottolineato Monsignor Cibotti, guida della Ceam, in questa occasione che ci riunisce da ogni angolo d’Italia e del mondo.
Ci troviamo qui, accomunati da una ricerca comune, quella di un esempio di vita che risuona con la forza dell’evangelio, un esempio che illumina le nostre esistenze.
Francesco, figura paradigmatica di un percorso spirituale, si configura come un discepolo fedele.
Il suo agire non deriva da un’ambizione di conoscenza o da un’affaticata ricerca di controllo, bensì da un’apertura umile verso il messaggio del Vangelo.
La sua fragilità, la sua stanchezza, la sua condizione di chi si sente oppresso, non lo indeboliscono, ma lo avvicinano alla rivelazione dei misteri divini.
Abbandonando le pretese di onniscenza, Francesco compie una scelta radicale: la rinuncia alla presunzione intellettuale, alla centralità del sapere.
Non si illude che la comprensione del mondo risieda nell’erudizione o nell’abilità di analizzare, ma sceglie un cammino di imitazione, un seguire passo dopo passo il Maestro, condividendone il fardello, orientandosi secondo la sua direzione.
Questa scelta non è un semplice atto di sottomissione, ma una decisione consapevole di accogliere la vera essenza della fede, liberandosi dalle catene dell’orgoglio intellettuale.
Si tratta di un percorso di annullamento, un gesto d’amore che trascende la logica razionale, aprendo la via alla vera illuminazione.
Francesco ci invita a riconoscere i nostri limiti, a smettere di pretendere risposte definitive e ad abbracciare l’incertezza del cammino spirituale.
La sua eredità è un invito all’umiltà, alla semplicità e all’amore disinteressato, un faro che continua ad illuminare il nostro presente.