Un atto di provocazione, un gesto simbolico che interviene nel tessuto urbano di Sulmona, città abruzzese legata alla storia e alla memoria. Nella mattinata della Festa della Repubblica, un’azione non autorizzata ha disseminato quattro zone cruciali, da Porta Napoli al cuore del centro storico, con manifesti funebri che neppure il più audace provocatore si sarebbe aspettato. L’immagine, carica di significato, denuncia una profonda dissonanza ideologica, una ferita ancora aperta nel dibattito politico italiano.Il 2 giugno 1946, data che segna la conclusione di un’epoca e l’avvio di un percorso repubblicano complesso e a tratti travagliato, è stata scelta come scenario per questa azione mirata. I manifesti, affissi in maniera abusiva, riportano un messaggio lapidario: l’annuncio della “morte” della Monarchia, un evento storico che, a distanza di decenni, continua a suscitare interpretazioni divergenti e a generare tensioni latenti.La rapidità con cui i manifesti sono stati rimossi, grazie alla circolazione virale su WhatsApp e all’intervento di persone sensibili alla tutela dell’ordine pubblico e del decoro urbano, testimonia la loro natura effimera, ma non la loro impatto. L’atto, pur di breve durata, ha innescato un dibattito immediato, polarizzando le opinioni e riaprendo ferite apparentemente rimarginate.La scelta di una data significativa come la Festa della Repubblica amplifica la portata del gesto, trasformandolo da semplice atto vandalico a provocazione ideologica. L’azione mira a contestare, implicitamente, le fondamenta della Repubblica, sollevando interrogativi sulla legittimità del sistema politico attuale e sulla persistenza di un sentimento monarchico, seppur minoritario, nel panorama italiano.Le indagini della Polizia Locale, ora in corso, si concentrano sull’identificazione degli autori, ma la vicenda solleva questioni più ampie: la libertà di espressione, i limiti del dissenso, il ruolo della memoria storica e la capacità di un atto simbolico, per quanto effimero, di scuotere le coscienze e stimolare il dibattito pubblico. L’evento, al di là della sua natura illegale, si configura come un sintomo di una frattura ideologica ancora profonda e di una necessità, forse, di un confronto più aperto e costruttivo sul passato e sul futuro del Paese. Il gesto, seppur condannabile nella sua illegalità, invita a riflettere sulla complessità del rapporto tra storia, identità e politica in Italia.
Sulmona, Festa della Repubblica: Manifesti Funebri per la Monarchia, Gesto Provocatorio.
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