13 maggio 2025 – 14:39
Nell’ambito dell’inchiesta del Ros sulle mafie e gli appalti, una nuova prospettiva investigativa emerse negli anni Novanta incontrò ostacoli significativi all’interno della magistratura palermitana. Durante l’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, Mario Mori, ex comandante del Ros, e Giuseppe De Donno, suo braccio destro, riproposero la loro tesi critica già esposta durante l’audizione del 16 aprile, con alcuni accenni polemici.La base fondamentale della loro tesi sottolinea che il dossier su mafia e appalti, su cui Paolo Borsellino aveva concentrato le sue attenzioni nel 1992, sarebbe stato un fattore determinante per l’attentato di via d’Amelio. Oggi Mori ha rafforzato la sua tesi sostenendo che quel dossier fu fortemente ostacolato in quella fase dalla Procura guidata da Pietro Giammanco: egli non aveva inteso valorizzare il collegamento tra gli appalti e il sistema politico. In questo modo, si perdeva di vista un’attività investigativa più ampiamente mirata che potrebbe aver portato a risultati ulteriori.Mori ha lamentato che altri freni all’inchiesta provenivano sia dalla politica che dal silenzio tombale calatosi su un’indagine sottoposta a una delicata operazione di smembramento tra gli uffici giudiziari di Palermo, Catania e Caltanissetta. L’obiettivo sarebbe stato quello di evitare l’estensione dell’attività investigativa che lo stesso Giovanni Falcone aveva in mente per una interconnessione con l’indagine milanese di Mani pulite.Gli interventi di Mori e De Donno, che si fondavano sul loro libro L’altra verità, hanno suscitato numerose domande e interventi polemici tra esponenti della maggioranza di centrodestra, che sostengono la tesi dei due ufficiali, e quella dell’opposizione, M5S e Pd. Questa polarizzazione sottolinea le profonde divisioni sulla questione all’interno della classe politica.L’audizione ha evidenziato come l’esistenza di dossier sui presunti collegamenti tra mafie e sistemi politici rappresentò un nodo centrale per la comprensione dell’attentato a Giovanni Falcone. La tesi che il dossier su mafia e appalti sia stato ostacolato in quella fase dalla Procura guidata da Giammanco introduce nuove considerazioni sul ruolo della magistratura palermitana nella gestione dell’inchiesta.Inoltre, l’audizione rivela la persistenza di una contrapposizione tra le tesi dei due ufficiali e quelle degli esponenti del centrodestra. Questa tensione sottolinea come l’enfasi posta sul ruolo delle mafie negli appalti non sia solo un elemento di dibattito storico, ma rifletta anche profonde divisioni sulla gestione dell’inchiesta e il significato degli eventi.In questo contesto, l’audizione dei due ufficiali ha richiamato l’attenzione sul ruolo delle mafie negli appalti. La loro testimonianza ha rievocato le complesse relazioni tra le organizzazioni mafiose e il sistema politico nel contesto della gestione degli appalti pubblici.