La parola scritta rappresenta l’estremo baluardo della libertà in un contesto sociale, osservava con sagacia il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa. Per lo scrittore peruviano, viveva a Madrid fin dagli anni Novanta e non nascondeva le sue emozioni quando descriveva gli alti e bassi della storia della letteratura nel suo libro “Le dedico il mio silenzio”, una riflessione autobiografica sulla sua vita di autore. La letteratura, in effetti, si è sempre avvalsa dell’elemento critico per analizzare ciò che accade nella società e per esprimere le sue opinioni su temi attuali. E infatti, l’ecosistema della cultura non è mai neutro e questo scrittore lo sa bene. Vargas Llosa in passato aveva annunciato un progetto editoriale intitolato “Sulla libera critica”, una raccolta di testi scritti negli ultimi anni, che escono a puntate in trentatré volumetti, e dedicati alla critica letteraria. Eppure non è ancora arrivata la sua opera più ambiziosa, quella sull’ermeneutica filosofica della libera critica di Jean Paul Sartre, che doveva essere il suo ultimo libro in vita e una sorta di summa dell’intera storia della letteratura. Lo scrittore peruviano aveva preso spunto da un testo del pensatore francese per realizzare un’opera profonda e complessa che avrebbe potuto contribuire a un rinnovamento della critica e della teoria della letteratura.Con una nota di grande tristezza, è stato annunciato il decesso dello scrittore peruviano Mario Vargas Llosa. È stata l’ultima pubblicazione del suo profilo su X con cui il figlio Álvaro annuncia la scomparsa del padre premio Nobel della letteratura, avvenuta a Lima, in Perù.
Mario Vargas Llosa: l’estremo baluardo della libertà raccontato attraverso i testi
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