Un uomo di origine nigeriana, con un’età stimata intorno ai 35 anni, è deceduto la notte tra l’1 ed il 2 maggio all’interno del Centro di Permanenza per Richiedenti Asilo (CPR) di Restinco, ubicato nella periferia della città di Brindisi. Il corpo dell’uomo è stato ritrovato privo di vita nel proprio letto e gli sforzi dei soccorritori presenti sul posto per riportarlo in vita sono stati vani.La causa del decesso potrebbe essere legata a un malore, ma la procura di Brindisi ha manifestato interesse nello svolgere ulteriori indagini. L’autopsia sarà condotta nelle prossime ore, e intanto il corpo è stato trasferito all’obitorio del cimitero di Brindisi, dove verrà conservato fino a quando non saranno stabilite le decisioni dell’autorità giudiziaria.Ciò che emerge da questo evento è la gravità della situazione all’interno dei CPR italiani. Questi centri sono concepiti per fornire un sostegno agli stranieri in attesa di risoluzione del proprio status, ma spesso i condizioni ivi riscontrate appaiono disumane.Le fonti del Partito Democratico (Pd) sollevano alcune questioni critiche. Essendo spesso confinamento il trattamento riservato a questi individui, è difficile stabilire se il decesso sia stato causato da un malore o da circostanze più complesse legate all’ambiente in cui vivevano questi migranti. Infatti le cure psicofarmacologiche vengono spesso somministrate in modo disumano e violatorio dei diritti della persona.Inoltre, le fonti del Pd evidenziano il fatto che i CPR italiani non garantiscono adeguatamente il diritto alla salute. Le condizioni di vita all’interno di questi centri sono spesso critiche, con una scarsa attenzione rivolta ai bisogni fisici e psichici degli ospiti.La conclusione più significativa è che i CPR italiani rappresentano un ambiente estremamente difficile per la salute delle persone, dove è facilissimo morire.