L’ex boss di Cosa nostra e la maxi udienza: un sistema mafioso tra Milano e Varese

Giuseppe Fidanzati, figlio di Gaetano Fidanzati, uno dei più noti boss della Cosa nostra, è stato uno degli imputati che hanno scelto l’abbreviato rito processo nella maxi udienza contro 143 persone, svoltasi nel carcere di Opera a Milano. La corte presieduta dal giudice Emanuele Mancini ha ascoltato per ore le motivazioni delle parti in causa, tra cui i difensori degli imputati e i pubblici ministeri.La maxi udienza è scaturita dall’inchiesta Hydra della Dda e dei carabinieri del Nucleo investigativo, che ha coinvolto esponenti di spicco di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra. Queste mafie avrebbero creato un sistema mafioso lombardo attivo tra Milano e Varese per fare affari.Tra gli imputanti che hanno scelto l’abbreviato rito processo ci sono Bernardo, Domenico e Michele Pace, appartenenti alla ‘ndrangheta. Questi ultimi avrebbero fatto parte del mandamento della provincia di Trapani, con al vertice Paolo Aurelio Errante Parrino, parente del noto latitante Matteo Messina Denaro.Parrino, tuttavia, ha scelto l’udienza preliminare ordinaria. L’accusa di associazione mafiosa era stata infatti bocciata dal giudice per le indagini preliminary (gip), ma poi confermata dalla Corte d’appello.La maxi udienza continuerà con un’altra sessione domani, mentre la costituzione delle parti civili, tra cui il Comune di Milano e la Regione Lombardia, è stata rimandata al 29 maggio. Il procuratore Marcello Viola, presente in aula insieme ai pubblici ministeri Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, ha ricevuto minacce nel corso degli ultimi mesi.Le udienze proseguiranno fino a fine luglio, ma la sentenza non dovrebbe arrivare prima della fine dell’anno o addirittura degli inizi del 2026.