venerdì 8 Agosto 2025
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Addio Annamaria Gatto: una vita al servizio della giustizia.

La scomparsa di Annamaria Gatto lascia un vuoto profondo nel panorama giudiziario italiano, segnando la perdita di una figura emblematica per la sua integrità, la sua dedizione alla giustizia e la sua profonda umanità.

La sua carriera, costellata di vicende complesse e delicate, si è contraddistinta da un’attenzione costante verso i più vulnerabili, incarnando un modello di magistrato che ha saputo coniugare rigore legale e sensibilità umana.
Nata a Napoli nel 1952, Gatto ha intrapreso il suo percorso professionale in Procura a Milano, un periodo storico segnato da forti tensioni sociali e politiche, gli anni di piombo.

La sua partecipazione al pool di magistrati impegnati nell’indagine sulla colonna Walter Alasia e nelle inchieste relative alla loggia P2, testimonia il suo coraggio e la sua determinazione nel perseguire la verità, anche in contesti di grande pressione.
La sua nomina a Pretore a Milano nel 1984 l’ha vista protagonista di sentenze cruciali, come quella relativa agli incidenti di via Bellerio del 1996, che portò alla condanna dei vertici della Lega Nord, tra cui Umberto Bossi e Roberto Calderoli, un atto che, pur suscitando polemiche, ne ha evidenziato l’indipendenza e l’imparzialità.

Il rapporto con Angelo Culotta, figura di riferimento nella sua formazione, ne ha ulteriormente affinato il senso della giustizia e la capacità di affrontare situazioni complesse.

In seguito, la presidenza della quinta sezione penale del Tribunale ha ampliato il suo orizzonte giudiziario, conducendola a presiedere processi di rilevanza nazionale, come quelli relativi alla scalata di Antonveneta, con Aldo Brancher tra gli imputati, e al controverso caso Ruby, che coinvolse personaggi pubblici come Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti.
La sua visione, come lei stessa definiva, si concentrava non solo sui deboli, ma su coloro che, pur non essendo giuridicamente “deboli”, si trovavano in una condizione di vulnerabilità, meritevoli di tutela.

La sua azione non si è limitata all’ambito giudiziario.
Gatto ha dimostrato un forte impegno sociale, partecipando a progetti di volontariato e promuovendo iniziative a favore delle donne vittime di violenza.

Il progetto del 2009, realizzato in collaborazione con l’organizzazione Differenza Donna e finanziato dalla Farnesina, ha visto la creazione di un centro di accoglienza per donne palestinesi e la formazione di magistrati locali in materia di abusi e violenze, un esempio concreto del suo impegno a favore di una giustizia globale.

La pensione non l’ha allontanata dalla passione per la giustizia, ma le ha permesso di coltivare i suoi hobby, riscoprendo il piacere del restauro di mobili antichi, un’arte appresa in modo autodidatta, e cimentandosi nell’apprendimento della batteria, un’ulteriore espressione della sua vitalità e curiosità.

La sua scomparsa, sopraggiunta improvvisamente durante una vacanza, priva il mondo legale di una figura straordinaria, lasciando un’eredità di integrità, umanità e dedizione alla giustizia che continuerà a ispirare le generazioni future di magistrati e cittadini.
La sua memoria sarà custodita con affetto e rispetto da colleghi, avvocati e da tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla e ammirarla.

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