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giovedì 23 Ottobre 2025

Alessia Pifferi: pesanti richieste di pena per i professionisti

Il processo in abbreviato che coinvolge professionisti sanitari legati al caso di Alessia Pifferi ha visto il pubblico ministero Francesco De Tommasi richiedere pene significative per i presunti responsabili di manipolazione psicologica e falsità ideologica.

L’accusa, centrata sulla presunta alterazione del percorso per l’ottenimento di una perizia psichiatrica a favore di Alessia Pifferi, vede coinvolti un avvocato, diverse psicologhe e uno psichiatra consulente della difesa, Marco Garbarini.
Le richieste di condanna variano: quattro anni per l’avvocato Alessia Pontenani e per una delle psicologhe, tre anni e mezzo per lo psichiatra Garbarini, e tre anni per un’altra psicologa.
Per la professionista che ha optato per il rito ordinario, il pm ha avanzato una richiesta di rinvio a giudizio, segnalando la necessità di un’istruttoria più approfondita.
Durante la requisitoria, durata oltre sette ore, il pm ha delineato un quadro di comportamento deliberato e mirato a compromettere l’integrità del sistema giudiziario, arrivando a definire una delle professioniste come animata da una filosofia “antisistemica”, motivata dall’avversione verso la pena capitale e da una critica radicale della sua applicazione.

Questa interpretazione suggerisce un intento più ampio di contestazione, che trascende la singola vicenda processuale e solleva interrogativi sull’etica professionale e sulla responsabilità sociale di chi opera in ambito sanitario e giudiziario.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Mirko Mazzali, ha contestato la gravità delle richieste di condanna, definendole sproporzionate rispetto alle condotte imputate.

Mazzali ha sottolineato la necessità di una valutazione accurata della reale portata delle presunte manipolazioni e della loro influenza sul percorso giudiziario di Alessia Pifferi, mettendo in discussione la presunzione di colpevolezza e la legittimità di pene così severe.

Il caso solleva questioni cruciali riguardanti i confini dell’autonomia professionale, il ruolo dell’etica deontologica, e la possibilità che convinzioni personali possano influenzare l’esercizio di un servizio pubblico.
La richiesta di valutare il comportamento di una professionista come “antisistemico” apre un dibattito complesso sull’equilibrio tra libertà di pensiero, dovere di imparzialità e obbligo di rispetto delle leggi.
Il futuro del processo, che riprenderà il 3 novembre sotto la presidenza del giudice Roberto Crepaldi, dipenderà ora dalla valutazione del giudice in merito alle argomentazioni presentate dall’accusa e dalla difesa, e dalla ponderazione della responsabilità individuale di ciascun imputato.

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