L’episodio recente, l’aggressione a una famiglia ebraica in un’area di servizio alle porte di Milano, non è un evento isolato, ma una drammatica manifestazione di una tendenza allarmante: l’emersione di un antisemitismo virulento, alimentato da una pericolosa erosione dei principi fondamentali della convivenza civile.
Non si tratta semplicemente di un atto di violenza diretto contro individui identificabili come ebrei, ma di una profonda frattura nel tessuto sociale, un campanello d’allarme che risuona per la libertà e la sicurezza di tutti.
La possibilità che una famiglia, nel mero atto di spostarsi in un luogo pubblico, debba temere per la propria incolumità a causa della propria identità religiosa è una ferita profonda alla nostra Costituzione, che garantisce la libertà di culto e il diritto alla sicurezza.
Questo tipo di aggressione non è un’aberrazione, ma il prodotto di un clima di intolleranza che si propaga in maniera esponenziale, amplificato da dinamiche sociali e comunicative complesse.
L’odio antisemita, lungi dall’essere relegato a nicchie estremiste, si insinua in discorsi sempre più diffusi, spesso mascherati da presunte critiche a politiche israeliane, ma che in realtà sfociano in stereotipi dannosi e accuse infamanti nei confronti dell’intera comunità ebraica.
La manipolazione di tali narrazioni alimenta un clima di sospetto e ostilità, legittimando azioni violente e discriminazioni.
La riflessione di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, va al di là della condanna di un singolo episodio.
Essa pone l’accento su una verità scomoda: la minaccia all’identità ebraica è una minaccia a tutti i valori democratici.
L’antisemitismo, nella sua storia, si è sempre configurato come precursore di derive autoritarie e persecutorie, un segnale di avvertimento che non possiamo ignorare.
La protezione della dignità umana, il rispetto per l’alterità e la promozione dell’inclusione non sono valori astratti, ma pilastri imprescindibili per la salvaguardia della libertà e della sicurezza collettiva.
È necessario un impegno corale, che coinvolga istituzioni, scuole, media e singoli cittadini, per contrastare l’odio in tutte le sue forme, promuovere l’educazione alla tolleranza e coltivare una cultura del dialogo e della comprensione reciproca.
La libertà di una società si misura con la capacità di garantire la sicurezza e la dignità di ogni suo membro, a prescindere dalla sua origine, dalla sua religione o dalla sua identità.
Il silenzio, l’indifferenza e la giustificazione della violenza sono complici di un futuro in cui la paura e l’intolleranza prevarranno sulla ragione e sulla convivenza pacifica.