sabato 2 Agosto 2025
19.3 C
Milano

Armani sanzionata: pubblicità ingannevoli e CSR sotto accusa

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha inflitto un ammanco pecuniario di 3,5 milioni di euro a Giorgio Armani S.
p.
A.

e G.

A.
Operations S.
p.

A.

, in seguito a un’indagine approfondita che ha rivelato una violazione dei principi di correttezza informativa e trasparenza nel campo della comunicazione etica e della responsabilità sociale d’impresa (CSR).
La sanzione, un segnale forte nel panorama della moda di lusso, evidenzia le crescenti aspettative dei consumatori e le rigorose verifiche a cui sono sottoposte le aziende per quanto riguarda le loro dichiarazioni in materia di sostenibilità e condizioni di lavoro.
Le accuse mosse dall’AGCM non si limitano a una mera inaccuratezza, ma riguardano un quadro più ampio di affermazioni fuorvianti.

Le società, infatti, avrebbero presentato un’immagine distorta delle proprie pratiche aziendali, creando un divario tra gli ideali etici promossi pubblicamente e le reali condizioni di lavoro riscontrate presso i fornitori e subfornitori coinvolti nella produzione di borse e accessori in pelle, un processo ampiamente esternalizzato.

Questa discrepanza, riscontrata durante le ispezioni e l’analisi documentale, ha generato un pregiudizio potenziale nei confronti dei consumatori, i quali si sono visti indotti ad associare il marchio Armani a standard di etica e responsabilità sociale che, in realtà, non venivano garantiti lungo l’intera catena di fornitura.
Le dichiarazioni incriminatrici sono state diffuse attraverso diversi canali, consolidando un’immagine di brand responsabile e attenta al benessere dei lavoratori.

Il Codice Etico aziendale, il sito web dedicato “Armani Values” (armanivalues.
com) e la sezione informativa sul sito principale (armani.
com) sono stati identificati come veicoli primari di queste comunicazioni.
La natura pervasiva di questi canali amplifica l’impatto della violazione, poiché le affermazioni fuorvianti raggiungevano un vasto pubblico di potenziali clienti e stakeholder.

La decisione dell’AGCM, lungi dall’essere un attacco isolato, si inserisce in un contesto globale di crescente attenzione alla *due diligence* delle aziende in materia di CSR e alla prevenzione di fenomeni quali il *greenwashing* e il *social washing*.
L’attenzione dei consumatori si è spostata, richiedendo non solo prodotti di alta qualità, ma anche garanzie di eticità e sostenibilità lungo l’intera filiera produttiva.

La sanzione rappresenta un campanello d’allarme per il settore del lusso, invitando le aziende a rafforzare i controlli, a migliorare la trasparenza e ad allineare le comunicazioni con le reali pratiche aziendali.
La risposta di Giorgio Armani S.
p.
A.
ha espresso “amarezza e stupore”, annunciando l’intenzione di impugnare la decisione amministrativa presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).

L’azienda difende la propria condotta, rivendicando un impegno costante per la correttezza e la trasparenza, e sottolinea come la storia del Gruppo testimonierebbe tale approccio.

Tuttavia, l’impugnazione del TAR dovrà tenere conto delle evidenze raccolte dall’AGCM e dimostrare, in modo inequivocabile, l’accuratezza e la veridicità delle dichiarazioni presentate.
Il caso solleva questioni fondamentali sul rapporto tra immagine, responsabilità sociale e accountability aziendale, e potrebbe avere implicazioni significative per il futuro della comunicazione etica nel settore della moda.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -