La richiesta di incidente probatorio sollevata dall’aggiunta Letizia Mannella, unitamente alle Pubble Procure Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, getta una luce cruda e inquietante sull’operato di tre professionisti sanitari coinvolti nell’inchiesta riguardante il carcere minorile Beccaria di Milano.
L’accusa, di gravità eccezionale, non si limita a ipotizzare una semplice negligenza, ma configura una collusione consapevole con il corpo di polizia penitenziaria volta a occultare violenze e abusi perpetrati nei confronti dei giovani detenuti.
I tre operatori sanitari, ricoprendo ruoli chiave all’interno della struttura – coordinatore sanitario, medico e coordinatore infermieristico – avrebbero compromesso la loro funzione di tutela della salute e del benessere dei minori, piegandosi a una logica di omertà e di compromesso.
Si sospetta che abbiano deliberatamente redatto referti sanitari falsi o, quantomeno, concordati con gli agenti penitenziari, con l’obiettivo primario di minimizzare o addirittura sopprimere l’evidenza di lesioni fisiche e psicologiche subite dai ragazzi.
La gravità delle accuse risiede nella potenziale implicazione di un sistema strutturale di depistaggio.
Non si tratterebbe di episodi isolati, ma di una prassi reiterata, dove i professionisti sanitari avrebbero agito come filtri, impedendo che le segnalazioni di maltrattamenti raggiungessero le autorità competenti o le famiglie dei minori.
L’omissione di qualsiasi intervento, di qualsiasi segnale d’allarme, avrebbe contribuito a creare un clima di impunità, incoraggiando la prosecuzione di condotte violente e umilianti all’interno dell’Istituto Penale Minorile (Ipm).
L’inchiesta pone interrogativi profondi non solo sulla condotta individuale dei tre operatori sanitari, ma anche sulla responsabilità del sistema sanitario all’interno del contesto carcerario minorile.
La figura del professionista sanitario, per sua natura, è investita di una particolare responsabilità morale e giuridica nei confronti del paziente, soprattutto quando si tratta di minori, individui in una condizione di vulnerabilità estrema.
La compromissione di questa funzione, la sua trasformazione in strumento di occultamento e di complicità, rappresenta una grave frattura nei principi fondamentali dell’etica professionale e della giustizia.
La richiesta di incidente probatorio mira ora a ricostruire la dinamica degli eventi, a verificare la veridicità delle accuse e a raccogliere prove concrete a sostegno della tesi dell’omertà e della collusione.
L’esito di questo procedimento giudiziario avrà un impatto significativo non solo sulla vita dei tre operatori indagati, ma anche sulla credibilità del sistema carcerario minorile e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni preposte alla tutela dei diritti dei più deboli.
La vicenda Beccaria, in definitiva, si configura come un campanello d’allarme che richiede una profonda riflessione e un rinnovato impegno nella difesa dei diritti umani e nella prevenzione di qualsiasi forma di abuso e maltrattamento.