Un’ombra di lutto si è abbattuta su Bergamo nella serata odierna, con il ritrovamento del corpo senza vita di una donna all’interno del perimetro abbandonato dell’ex stabilimento Reggiani, una struttura industriale testimone di un passato lavorativo ora erosa dal tempo e dalla desolazione. La scoperta, avvenuta in prossimità del cantiere in corso per la linea tranviaria T2, ha immediatamente mobilitato le forze dell’ordine e i soccorsi, generando un senso di sgomento nella comunità locale.Sul posto, i mezzi del 118 hanno operato in un contesto drammatico, mentre la polizia, con la collaborazione della Squadra Mobile e della sezione scientifica, ha avviato indagini approfondite per ricostruire la dinamica degli eventi. La scena, illuminata dai potenti fasci dei vigili del fuoco, ha rivelato un quadro di abbandono e degrado, un ambiente fragile e precario in cui la vita sembra essersi spenta bruscamente.La sindaca Elena Carnevali, affiancata dall’assessore alla Sicurezza Giacomo Angeloni, ha raggiunto i luoghi della tragedia, dimostrando la vicinanza delle istituzioni di fronte a un evento così doloroso. A seguire, il pm di turno, Raffaella Latorraca, ha preso in carico le indagini, coordinando gli sforzi per accertare le cause del decesso.L’area, da anni vittima dell’abbandono e della progressiva perdita di controllo, rappresenta una sfida complessa per l’amministrazione comunale. La sua posizione strategica, al confine tra il tessuto urbano e le aree industriali dismesse, la rende vulnerabile all’infiltrazione di attività illegali e all’abusivismo edilizio. La presenza di senzatetto e di micro-spazi dedicati allo spaccio di sostanze stupefacenti è una realtà consolidata, un sintomo tangibile del disagio sociale che affligge la città.Gli incendi di origine ignota, spesso scaturiti da roghi improvvisati, rappresentano un ulteriore elemento di rischio, accentuando il senso di insicurezza e precarietà che grava sull’area. Il ritrovamento del corpo della donna solleva interrogativi urgenti sulla necessità di un intervento mirato e coordinato, volto a riqualificare l’area, contrastare il degrado urbano e garantire la sicurezza dei cittadini. L’evento drammatico, al di là delle indagini in corso, impone una riflessione profonda sulle responsabilità sociali e politiche che gravano sull’amministrazione comunale e sulla necessità di un piano d’azione strutturato per affrontare le problematiche complesse che affliggono le aree industriali dismesse, luoghi spesso dimenticati e marginalizzati, dove la vulnerabilità umana e la precarietà sociale trovano terreno fertile. L’indagine dovrà ora fare luce non solo sulle cause del decesso, ma anche sul contesto sociale e ambientale che ha contribuito a creare tale situazione di rischio.