Una serata a Bruzzano, un omaggio a Luciana Ronchi, e un gesto che solleva interrogativi profondi sulla libertà di cronaca e i confini del decoro istituzionale.
Durante la fiaccolata commemorativa, un episodio inatteso ha scosso la redazione della Tgr Lombardia: un assessore comunale, intervenendo in maniera diretta e inequivocabile, ha interrotto un collega impegnato in un collegamento televisivo in diretta.
L’accaduto, prontamente segnalato dal Comitato Direttori Responsabili (CDR) della Tgr Lombardia e dal coordinamento Usigrai, ha generato sconcerto e preoccupazione.
Il giornalista, che stava narrando gli eventi con la dovuta discrezione, è stato letteralmente bloccato dall’assessore, il quale lo ha spinto a desistere, privando il pubblico di una testimonianza diretta e ostacolando il lavoro giornalistico.
Il collegamento è quindi proseguito, limitato esclusivamente alle dichiarazioni del sindaco Sala, escludendo la voce del reporter.
Questo episodio non può essere interpretato come un semplice diverbio o un’iniziativa isolata.
Si inserisce in un contesto più ampio di crescente difficoltà per l’informazione, caratterizzato dalla presenza di elementi disturbatori, a volte violenti, che cercano di sabotare il lavoro dei giornalisti.
Ma l’intervento di un esponente delle istituzioni, un custode del bene pubblico e della legalità, rappresenta una linea rossa che non dovrebbe mai essere varcata.
Si apre uno spiraglio inquietante: dobbiamo ormai assistere a una progressiva erosione dei principi democratici, dove anche chi dovrebbe garantire il pluralismo dell’informazione diventa parte del problema?La comunità giornalistica, attraverso le parole di Giuseppe Spatola, presidente del Gruppo Cronisti Lombardi, ha espresso con fermezza la propria condanna.
L’atto costituisce una violazione inaccettabile del diritto di cronaca, un diritto sancito dalla Costituzione e fondamentale per il corretto funzionamento della democrazia.
Il rispetto per il lavoro dei professionisti dell’informazione non è un optional, ma un dovere imprescindibile, soprattutto per coloro che ricoprono incarichi pubblici e hanno il compito di rappresentare l’interesse generale.
L’urgenza di una risposta da parte del Comune di Milano, e in particolare da Palazzo Marino, è evidente.
Si richiede non solo un’immediata scusa formale al giornalista, ma anche una condanna esplicita e una censura severa nei confronti del comportamento inappropriato dell’assessore.
Al di là della questione specifica, l’episodio solleva una riflessione più ampia sulla necessità di tutelare e difendere la libertà di stampa, pilastro imprescindibile di ogni società democratica.
Un segnale di riaffermazione dei valori costituzionali è ora indispensabile per ristabilire un clima di rispetto e collaborazione tra istituzioni e media.







