L’udienza a Milano ha visto Nunzio Samuele Calamucci, figura chiave nell’indagine milanese relativa a presunti dossieraggi perpetrati da Equalize, trasformarsi in testimone cruciale nell’inchiesta fiorentina che riapre i drammatici eventi delle stragi mafiose del 1993.
La sua deposizione, contraddistinta da un rigoroso segreto d’ufficio imposto dai magistrati, si è svolta in un contesto di massima riservatezza, alla presenza dei Procuratori della Repubblica di Firenze e Milano, Antonello Adituro e Francesco De Tommasi, entrambi attivi nelle indagini sul presunto traffico di informazioni riservate.
L’avvocata Antonella Augimeri ha assistito il testimone.
L’interrogatorio, incentrato su una specifica annotazione risalente agli anni Ottanta e riconducibile all’ex carabiniere Vincenzo De Marzio – anch’egli al centro delle indagini milanesi – ha introdotto elementi di notevole interesse storico-politico.
De Marzio, figura controversa soprannominata “agente Tela” e sospettato di legami con servizi segreti deviati, aveva messo a disposizione del gruppo Equalize il proprio archivio, un tesoro di informazioni che ora viene scrupolosamente esaminato.
L’annotazione in questione farebbe riferimento a un incontro avvenuto nel quartiere milanese Comasina, in cui Silvio Berlusconi avrebbe incontrato un individuo legato a Vittorio Mangano – figura chiave nel panorama mafioso dell’epoca – e, presuntamente, avrebbe ricevuto una somma di denaro.
L’importanza di questa annotazione era già emersa dalle intercettazioni raccolte nell’ambito dell’inchiesta milanese.
In queste conversazioni, Calamucci, parlando con un altro esperto informatico indagato, Riccardo Componovo, aveva espresso la sua convinzione che tale documento rappresentasse una prova inconfutabile della responsabilità di Berlusconi, indicando un possibile collegamento finanziario con ambienti mafiosi.
Questa affermazione, carica di implicazioni, pone un punto cruciale nell’analisi delle dinamiche politiche ed economiche che caratterizzarono quegli anni bui.
L’udienza, dunque, non si è limitata a un mero accertamento dei fatti, ma ha aperto una finestra su una complessa rete di relazioni, sospetti e presunte attività illegali che investono figure di spicco della vita politica e imprenditoriale italiana.
L’annotazione di De Marzio, filtrata attraverso l’esperienza e le competenze di Calamucci, emerge come un tassello fondamentale per ricostruire un quadro storico che ancora oggi suscita interrogativi e alimenta dibattiti.
La segretezza imposta alla testimonianza di Calamucci suggerisce la delicatezza e la potenziale rilevanza delle informazioni fornite, alimentando l’attesa di ulteriori sviluppi in questa intricata vicenda giudiziaria e storica.
La figura di Vittorio Mangano, inoltre, pone l’attenzione su un periodo di intensa rivalità tra le diverse famiglie mafiose, e su come tali conflitti potessero intrecciarsi con la politica e l’economia legale.