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domenica 9 Novembre 2025

Cantiere bloccato, famiglie al limite: un anno di rabbia a Milano.

Un anno è trascorso dal provvedimento di sequestro del cantiere di via Valtellina a Milano, un evento che ha catalizzato l’attenzione su una crisi sistemica che affligge numerosi progetti edilizi nell’area milanese.
A Scalo House, un luogo simbolo di transizione e speranza, si è riunita una delegazione del ‘Comitato famiglie sospese’, un’assemblea che ha superato i confini della singola vicenda di via Valtellina per accogliere famiglie provenienti da altre iniziative immobiliari gravate dalle inchieste urbanistiche.
L’incontro ha rappresentato un grido di protesta corale, un rifiuto categorico di una soluzione giudiziaria proposta dalla Cassazione, giudicata inadeguata e profondamente irrispettosa.

L’invito a intraprendere azioni civili individuali contro costruttori e amministrazioni comunali è stato percepito come un’inversione di responsabilità, un tentativo di scaricare su chi è rimasto vittima di errori sistemici il peso di una battaglia legale ardua e costosa.

“Non è una risposta intelligente o rispettosa,” ha dichiarato Filippo Maria Borsellino, portavoce del Comitato, esprimendo la frustrazione e la rabbia di un gruppo di persone intrappolate in una spirale di incertezza e disagi.

La complessità della situazione è amplificata dalla disparità di condizioni tra le famiglie coinvolte: giovani precari, impossibilitati a sostenere oneri legali significativi, anziani anziani che temono di non avere la forza e il tempo per affrontare una causa giudiziaria.
La vicenda trascende il singolo sequestro; è l’epilogo di sogni infranti, di investimenti di risparmi vitalizi compromessi, di progetti di vita familiare interrotti bruscamente.

Cantieri bloccati hanno generato non solo disagio abitativo, ma anche un senso di degrado e di abbandono, un’amara contraddizione con la promessa di un futuro migliore.

Le accuse mosse puntano al di là delle responsabilità individuali, segnalando una profonda riflessione sul ruolo del Comune e sull’applicazione della legge.
Il Comitato, con fermezza, rivendica la necessità di un intervento legislativo a livello nazionale, un atto normativo che possa dirimere la crisi e offrire una prospettiva di soluzione.
Tuttavia, sottolinea che tale intervento non può essere delegato esclusivamente al Governo, né tanto meno utilizzato come pretesto per eludere le responsabilità del Comune.
La questione, infatti, riguarda l’interesse generale e richiede un impegno condiviso da parte di tutte le forze politiche, che devono riunirsi in un tavolo di confronto per elaborare soluzioni concrete e durature.
Il tempo stringe.
La richiesta del Comitato non è un semplice appello, ma un monito: è imperativo che le istituzioni si assumano la responsabilità di tutelare i diritti dei cittadini, sbloccare i progetti in stallo e restituire dignità e serenità alle famiglie che si sono viste negare il diritto a una casa e a un futuro stabile.
Non si tratta solo di ripristinare cantieri, ma di riparare un danno sociale profondo e di riaffermare i valori fondamentali di giustizia e legalità.

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