domenica 24 Agosto 2025
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Canton Mombello: Silenzio, Disperazione e un Grido al Ministro

Il silenzio, palpabile come la polvere che si deposita sugli arredi malandati, avvolge i detenuti di Canton Mombello.
Un silenzio assordante, paradossalmente amplificato dalle urla soffocate, dalle frustrazioni che serpeggiano, dalla disperazione che si manifesta con una lentezza inesorabile.

Walter Monaco, con la lucidità disarmante che solo l’esperienza carceraria può forgiare, ne ha descritto l’essenza in una lettera aperta al Ministro Nordio, una denuncia che trascende la mera lamentela per assumere i tratti di un grido d’aiuto.

Non è solo il caldo torrido a opprimere.
È la compresenza di un vuoto interiore, di una solitudine esistenziale che si intensifica in un contesto di promiscuità forzata.

La mancanza di stimoli, la sospensione delle attività educative e formative, il personale ridotto al minimo per le ferie natalizie, creano un ambiente desolante, privo di speranza.

Si percepisce una frattura profonda, un distacco dalla società che rende la pena ancora più gravosa.
Il caldo, in queste celle sovraffollate, non è solo un disagio fisico.

È un simbolo dell’abbandono, dell’incuria sistemica che affligge il sistema penitenziario italiano.
La polvere, costantemente presente, sembra incarnare la decadenza morale e la corruzione che impregnano l’aria.
Le urla dei detenuti tossicodipendenti, manifestazioni di un dolore più profondo, di una ricerca disperata di oblio, amplificano il senso di oppressione.

Monaco non esprime solo sofferenza personale; parla a nome di una collettività intrappolata in un limbo, un luogo di espiazione dove la possibilità di redenzione sembra un miraggio irraggiungibile.
La menzione del desiderio di “chiudere gli occhi per l’ultima volta” non è un gesto di provocazione, ma una confessione angosciante, un’ammissione di fronte all’abisso della disperazione.

La lettera a Nordio è un appello urgente, una richiesta di intervento che va oltre le semplici misure di mitigazione del caldo.

Richiede una riflessione profonda sul ruolo del carcere nella società, sulla necessità di garantire diritti fondamentali, sulla possibilità di offrire percorsi di riabilitazione che possano realmente favorire il reinserimento sociale.

Non si tratta solo di sopravvivere al caldo estivo; si tratta di preservare la dignità umana, di offrire una speranza concreta a chi è rinchiuso tra le mura di Canton Mombello e in tanti altri istituti penali italiani.

Si tratta, in ultima analisi, di non lasciare che la disperazione vinca.

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