Il Tribunale di Pavia si appresta a ospitare un’udienza cruciale nel caso Garlasco, un capitolo drammatico irrisolto da diciotto anni.
L’attenzione è focalizzata sull’incidente probatorio, affidato al giudice per le indagini preliminari (GIP) Daniela Garlaschelli, e sull’introduzione di una nuova, delicata perizia dattiloscopica.
Il compito del perito Domenico Marchigiani sarà quello di ricercare ed eventualmente comparare impronte digitali sui reperti della spazzatura datati 2006, tra cui confezioni di tè, cereali e yogurt, elementi apparentemente banali che potrebbero riservare indizi decisivi.
La decisione di estendere l’incidente probatorio all’analisi dattiloscopica è stata motivata dalla Procura di Pavia, sulla scorta di risultanze preliminari che avrebbero rilevato una potenziale impronta papillare sulla confezione di tè freddo.
Questa iniziativa si pone in continuità con le indagini a carico di Andrea Sempio, a cui si aggiunge il precedente, ormai definitivo, coinvolgimento di Alberto Stasi.
Le analisi genetiche precedenti, condotte dalla perita Denise Albani, hanno finora identificato esclusivamente il DNA di Stasi e della vittima, Chiara Poggi, evidenziando la necessità di un’indagine più approfondita.
Un elemento particolarmente complesso è rappresentato dalla cosiddetta “traccia genetica maschile ignota”, designata come “Ignoto 3”.
L’obiettivo primario è escludere la possibilità di contaminazione, un fattore che potrebbe inficiare la validità delle prove.
Per questo, la Procura sta conducendo un’ampia serie di comparazioni, estesa a un vasto elenco di individui che, in varia misura, sono stati in contatto con il corpo di Chiara Poggi o con Andrea Sempio.
Al momento, sono state escluse le contaminazioni derivanti dalle operazioni peritali più recenti.
L’aspetto centrale e più promettente dell’incidente probatorio resta comunque l’analisi dei profili genetici rinvenuti sotto le unghie della vittima.
In particolare, i pubblici ministeri ritengono che uno di questi profili possa appartenere proprio ad Andrea Sempio, una supposizione che alimenta la speranza di ottenere prove concrete a suo carico.
L’analisi delle impronte digitali, sebbene apparentemente secondaria, potrebbe fornire un ulteriore tassello per ricostruire la dinamica del crimine e confermare o smentire le attuali ipotesi investigative.
La precisione e l’accuratezza di questa nuova perizia si rivelano dunque fondamentali per l’evoluzione del caso, segnando un potenziale punto di svolta in un’indagine ancora gravata da ombre e incertezze.
Il dibattito scientifico e legale si prospetta intenso e delicato, con l’auspicio di fare luce su una vicenda che ha profondamente segnato la collettività.