La vicenda che riguarda Chiara Poggi, la giovane assassinata a Garlasco nel 2007, si rivela, a distanza di anni, alimentata da un ecosistema mediatico profondamente problematico.
Gli avvocati Antonio Marino e Gabriele Casartelli, che rappresentano le sorelle Paola e Stefania Cappa, cugine della vittima, denunciano con forza un fenomeno inquietante: una vera e propria “macelleria informativa”, dove frammenti di conversazioni, spesso di dubbia attendibilità e senza alcuna verifica accurata, vengono divulgati con sconsideratezza.
Questa diffusione indiscriminata di informazioni, che potrebbero addirittura essere frutto di invenzioni, pregiudica irreparabilmente la reputazione delle loro assistite e perpetua un clima di sospetto e dolore.
La critica degli avvocati non si limita a un generico rimprovero, ma si rivolge direttamente agli attori principali del panorama giornalistico italiano.
L’appello è rivolto con urgenza all’Ordine dei giornalisti, invitandolo a esercitare un controllo rigoroso e a riaffermare i principi deontologici che dovrebbero guidare l’attività informativa.
Si sollecita, altresì, le società editrici a riconoscere la propria responsabilità, promuovendo una cultura della verifica e della correttezza, piuttosto che perseguire la mera velocità e la sensazionalismo.
Il quadro che emerge è quello di un’emergenza etica, dove la ricerca della verità e il rispetto delle persone coinvolte vengono sacrificati sull’altare della competizione mediatica.
Questa deriva comunicativa non solo danneggia le persone direttamente coinvolte nella vicenda Poggi, ma mina la credibilità dell’intero sistema informativo, erodendo la fiducia dei cittadini nei confronti del giornalismo.
L’istanza degli avvocati Casartelli e Marino trascende una mera tutela legale: si tratta di un appello a una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte di tutti coloro che operano nel campo dell’informazione.
È necessario un cambio di paradigma, che ponga al centro la ricerca della verità, la tutela della dignità umana e il rispetto dei principi fondamentali dell’etica professionale.
La vicenda Poggi, dunque, si configura come un campanello d’allarme, un monito a riflettere sulle conseguenze devastanti di una comunicazione irresponsabile e superficiale.
È imperativo che l’Ordine dei Giornalisti e le case editrici accolgano questo appello e adottino misure concrete per arginare questo fenomeno, al fine di salvaguardare la reputazione del giornalismo e proteggere le persone vulnerabili.