L’affidabilità delle analisi del DNA eseguite nel caso Poggi è stata oggetto di un’acuta e significativa contestazione scientifica, sollevando interrogativi cruciali sull’impostazione metodologica e sulla portata delle conclusioni a cui si è giunti. La critica, avanzata dal genetista Emiliano Giardina, figura di spicco nel campo della genetica forense e coinvolto anche nell’inchiesta sul caso Yara, ha evidenziato una carenza strutturale nell’approccio utilizzato da Pasquale Linarello, esperto nominato dal pool difensivo di Alberto Stasi.La consulenza di Linarello, che aveva inizialmente attribuito il materiale genetico rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi ad Andrea Sempio, segnò l’inizio di un’indagine che, nella sua prima fase, fu archiviata nel 2017. La nomina di Giardina come perito per un’incidente probatorio in una successiva inchiesta fu poi revoca, circostanza che amplifica la gravità delle riserve sollevate.Il punto nodale della contestazione di Giardina risiede nel numero insufficiente di marcatori genetici impiegati nell’analisi. L’utilizzo di un numero limitato di marcatori riduce drasticamente la capacità di escludere con certezza individui innocenti, aumentando il rischio di falsi positivi. In altre parole, l’identificazione di un profilo genetico compatibile con quello di un sospettato, basata su un set limitato di marcatori, non può essere considerata una prova definitiva, ma solo un’indicazione che richiede ulteriori verifiche e approfondimenti.Questa problematica si inserisce in un contesto più ampio di discussione sulla validità e l’interpretazione delle prove genetiche in ambito forense. La scienza del DNA è potente, ma non è infallibile. L’accuratezza delle analisi dipende non solo dalla tecnologia impiegata, ma anche dall’esperienza e dalla competenza del personale di laboratorio, dalla corretta applicazione dei protocolli e, soprattutto, dalla rigorosità metodologica nell’interpretazione dei risultati.Il caso Poggi, pertanto, non si riduce a una mera disputa legale, ma pone interrogativi fondamentali sulla responsabilità scientifica, sulla necessità di standardizzare le procedure di analisi del DNA e sulla cruciale importanza di garantire che le prove genetiche presentate in tribunale siano basate su metodologie solide e affidabili, capaci di resistere a un esame critico da parte di esperti indipendenti. La vicenda sottolinea l’importanza di un approccio multidisciplinare e di un costante aggiornamento scientifico per evitare che errori interpretativi possano compromettere l’equità del processo giudiziario e la ricerca della verità.
Caso Poggi: Sotto Accusa l’Affidabilità delle Analisi del DNA
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