giovedì 14 Agosto 2025
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Cecilia De Astis: lutto a Milano, un appello alla società.

La comunità di Milano si è raccolta in un lutto denso di interrogativi e dolore per l’addio a Cecilia De Astis, la settantunenne strappata alla vita da un tragico evento: l’investimento ad opera di un’auto rubata e guidata da quattro adolescenti di origine romena.

Circa duecento persone hanno partecipato ai funerali, celebrati nella Chiesa di San Barnaba, un luogo simbolo di fede e raccoglimento per la famiglia e i vicini.

La bara, adornata da una composizione floreale di biancheggini, magenta e gerbere gialle, rappresentava un commosso tributo alla vita di Cecilia, interrotta prematuramente.
Il figlio Filippo, visibilmente provato, ha portato un’orchidea, un gesto intriso di profondo affetto e rimpianto.
Accanto a lui, il fratello Gaetano e gli altri familiari, uniti nel dolore e nella ricerca di risposte.
L’omelia della sorella Lina De Astis, carica di emozione e indignazione, ha incarnato il sentimento generale di una comunità ferita.
Non si è limitata a commemorare la perdita di una persona amata, ma ha sollevato una riflessione più ampia sui fallimenti del sistema sociale che hanno contribuito a generare una situazione drammatica come quella verificatasi.

“Abbiamo condiviso grandi dispiaceri, ma anche momenti di gioia che ci aiuteranno a lenire questo dolore, mescolato a profonda rabbia per il tracollo di un sistema che ti ha tradita,” ha affermato Lina, lanciando un appello a una presa di coscienza collettiva e all’azione.

La sua richiesta, esplicita e diretta, era quella di prevenire eventi simili, sottolineando come la morte di Cecilia non fosse un incidente fortuito, ma una conseguenza di dinamiche sociali complesse e disfunzionali.

Il figlio Filippo Di Terlizzi, con un intervento commosso, ha espresso il dilemma morale che attanagliava la comunità: la consapevolezza della giovane età dei responsabili del tragico evento.

Pur condannando l’azione che ha causato la perdita della madre, ha sottolineato come fosse ingiusto addossare l’intera responsabilità a dei bambini, molti dei quali non avevano ancora compiuto i quattordici anni.
Un appello alla comprensione e alla compassione, temperato dal dolore e dalla richiesta di giustizia.

L’omelia di Don Davide Bertocchi ha offerto una prospettiva spirituale, richiamando l’insegnamento di Gesù, che identifica i veri nemici non come individui, ma come la morte e il male.

Questa visione teologica ha spinto a una riflessione più profonda, escludendo la possibilità di demonizzare persone, tanto meno dei bambini.

L’attenzione si è spostata sull’importanza di offrire loro una possibilità di redenzione, di ricostruire un percorso di crescita basato sull’amore e la compassione, elementi necessari per contrastare il male che li ha trascinati in un vortice di devianza.
L’augurio, espresso con forza, era che qualcuno si facesse carico di questi giovani, offrendo loro l’amore e l’educazione che la loro infanzia, presumibilmente segnata da privazioni e marginalizzazione, loro ha negato.
Il lutto per Cecilia De Astis si è dunque trasformato in un monito per la società, un appello urgente a un cambiamento di rotta, volto a costruire un futuro più giusto e inclusivo, dove la fragilità dei più deboli sia protetta e valorizzata.

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