La collaborazione giudiziaria di William Alfonso Cerbo, figura di spicco all’interno del clan dei Mazzei con base a Catania, sta proiettando una luce cruda e inequivocabile su un intricato panorama criminale che si estende ben oltre i confini siciliani.
I suoi resoconti, meticolosamente documentati in verbali depositati nel corso del maxiprocesso “Hydra”, stanno confermando l’esistenza di una rete di alleanze mafiose transregionale, un vero e proprio “cartello” criminale operativo tra Milano e Varese.
Le indagini, condotte congiuntamente dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri, hanno ricostruito una struttura complessa che vede Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra operare in sinergia.
Questa collaborazione non si limita a mere attività illecite, ma si configura come un sistema di supporto reciproco per la gestione di affari illeciti, consolidando un potere economico e territoriale di notevole entità.
Le rivelazioni di Cerbo, corroborate da elementi emersi da intercettazioni telefoniche e ambientali, gettano nuova luce su un’organizzazione criminale che ha saputo evolversi, adattandosi ai cambiamenti sociali ed economici del territorio lombardo.
Il percorso investigativo, inizialmente ostacolato da una decisione cautelare del giudice per le indagini preliminari che aveva limitato gli arresti, è stato poi ribaltato dalla conferma della Corte d’Appello e della Corte di Cassazione, testimoniando la solidità delle prove raccolte.
Il quadro emergente descrive un sistema mafioso lombardo strutturato attorno alla figura, seppur defunta, di Matteo Messina Denaro, boss del mandamento di Castelvetrano (Trapani).
La sua influenza, esercitata anche a distanza, ha rappresentato un elemento di collante per le diverse articolazioni criminali coinvolte, garantendo un coordinamento strategico e un flusso di informazioni cruciali per la perpetrazione dei reati.
Tra gli imputati del processo Hydra spicca la presenza di Paolo Aurelio Errante Parrino, parente del noto boss, a ulteriore dimostrazione della capillare infiltrazione mafiosa all’interno del tessuto economico e sociale del territorio.
La recente rafforzamento della scorta dei pubblici ministeri Marcello Viola, Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, a seguito di minacce ricevute, sottolinea la delicatezza e la pericolosità delle indagini, nonché la determinazione dell’organizzazione criminale a intimidire coloro che si oppongono alle sue attività.
L’inchiesta Hydra, dunque, non si configura come un semplice procedimento giudiziario, ma come un’operazione di sradicamento di un complesso sistema criminale che ha segnato profondamente il territorio lombardo, richiedendo un impegno costante e coordinato da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine.







