La richiesta di misure alternative alla detenzione per Zewei Xu, il cittadino cinese di 33 anni inghiottito da una complessa spirale giudiziaria tra Italia e Stati Uniti, si è nuovamente confrontata con le incertezze del sistema legale milanese.
L’avvocato Enrico Giarda, affiancato dalla collega Simona Candido, ha avanzato, dinnanzi alla Quinta Corte d’Appello penale, una istanza mirata alla concessione di arresti domiciliari con braccialetto elettronico, un compromesso che bilancia l’esigenza di garantire la permanenza dell’imputato nel territorio nazionale con le preoccupazioni legate al rischio di fuga.
La posizione del legale si inserisce in un contesto delicato, segnato dalla necessità di ponderare attentamente la restrizione della libertà personale e le implicazioni diplomatiche che una simile decisione potrebbe generare.
L’avvocato Giarda ha implicitamente richiamato il controverso caso Uss, l’evasione del figlio di un oligarca russo durante i domiciliari, un episodio che aveva portato a un acceso confronto tra il Ministro della Giustizia e i magistrati milanesi, successivamente assolti dal CSM.
La difesa di Xu ha sottolineato come quella vicenda, pur significativa, non debba irrigidire il giudizio nel caso specifico, poiché le circostanze sono intrinsecamente differenti.
La prospettiva della difesa ruota attorno alla garanzia che, in caso di concessione dei domiciliari, Xu attenda in Italia, presso un alloggio fornito dalla moglie, la conclusione del procedimento di estradizione richiesto dagli Stati Uniti.
L’accusato, arrestato a Malpensa in seguito a un mandato americano, è sospettato di aver fatto parte di un team di hacker impegnato nella raccolta di informazioni riservate, tra cui dettagli relativi a terapie e vaccini contro il COVID-19 nel 2020.
La Procura Generale ha espresso parere contrario alla richiesta di revoca della custodia cautelare, o, in subordine, alla concessione dei domiciliari, motivando la sua posizione con la presunta pericolosità sociale dell’imputato.
Questa valutazione solleva interrogativi profondi sulla bilancia tra esigenze di sicurezza nazionale e tutela dei diritti individuali, in un contesto di crescente interconnessione globale e di minacce informatiche sempre più sofisticate.
La decisione dei giudici, attesa con ansia, dovrà tenere conto di questi elementi complessi, valutando attentamente il rischio di fuga, la necessità di tutelare le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti e il diritto del cittadino cinese ad un giusto processo.
L’esito di questa vicenda potrebbe gettare una luce significativa sull’approccio del sistema giudiziario italiano di fronte a richieste di estradizione e sulla sua capacità di bilanciare imperativi contrastanti in un mondo sempre più interdipendente.
La scelta finale determinerà non solo il destino immediato di Zewei Xu, ma anche il precedente legale che potrebbe influenzare future controversie di simile natura.