La vicenda che coinvolge Ramona Rinaldi, 39 anni, e il suo compagno Daniele Re, 34 anni, si è rivelata un intricato puzzle di indizi che hanno gradualmente smontato l’apparenza di un suicidio, portando alla richiesta di arresto e all’incarcerazione di Re con l’accusa di omicidio volontario aggravato e maltrattamenti.
L’evento, conclusosi con la scoperta del corpo di Rinaldi impiccata nella cabina doccia della loro abitazione a Veniano, vicino Como, il 21 febbraio scorso, ha sollevato immediatamente sospetti che la Procura della Repubblica ha poi corroborato attraverso un’analisi meticolosa dei dati e degli elementi materiali.
Un elemento apparentemente banale, un picco anomalo nei consumi energetici rilevato durante la notte cruciale, si è rivelato un tassello fondamentale per ricostruire la dinamica degli eventi.
Questo dato, associato all’utilizzo prolungato degli elettrodomestici del bagno, ha innescato una serie di indagini che hanno portato alla scoperta di prove compromettenti.
L’ispezione della lavatrice e dell’asciugatrice, quest’ultima collocata sopra la prima, ha restituito risultati significativi: tracce di sangue, seppur minime, sulla maglia del pigiama di Ramona, e un’impronta del pollice di Daniele Re sulla maniglia dell’asciugatrice.
La sequenza di tre cicli di lavaggio a cui il pigiama è stato sottoposto, subito prima della morte, rappresenta una discrasia inconfutabile con l’ipotesi di un suicidio.
Chi intende porre fine alla propria esistenza raramente compie azioni così elaborate e ripetitive, suggerendo una manipolazione post-mortem volta a depistare le indagini.
L’arresto di Re, seguito dall’incarcerazione a San Vittore, è il preludio a un interrogatorio di garanzia che si terrà a breve, durante il quale l’uomo sarà chiamato a difendersi dalle accuse mosse a suo carico.
La ricostruzione degli eventi, come riportato da Re stesso ai soccorsi, testimonia un tentativo di presentare la propria innocenza: l’uomo avrebbe scoperto il corpo della compagna alle prime luci dell’alba, dopo essersi svegliato.
Il movente, emerso dalle indagini, si configura come una rottura sentimentale in atto.
Ramona Rinaldi aveva espresso il desiderio di separarsi, un desiderio che, a quanto pare, ha suscitato una reazione violenta nel compagno, sfociata in un atto di aggressione che ha portato alla morte della donna e alla successiva messa in scena del suicidio.
L’indagine, ancora in corso, mira ora a ricostruire con precisione la dinamica del delitto e a raccogliere ulteriori elementi a carico dell’indagato, delineando un quadro completo di questa tragica vicenda umana e legale.