La vicenda di Daniele Rezza, condannato a 27 anni di reclusione per l’efferato omicidio di Manuel Mastrapasqua, si è conclusa con la sentenza della Corte d’Assise di Milano, un verdetto che riflette la gravità del gesto e la complessità delle dinamiche sottostanti. L’omicidio, avvenuto a Rozzano lo scorso ottobre, ha visto la giovane vita di Manuel, un 31enne, spegnersi a seguito di una coltellata inferta per un banale paio di cuffie wireless, un oggetto il cui valore economico contrasta brutalmente con la perdita irreparabile che ne è derivata.La Corte, presieduta dai giudici Antonella Bertoja e Sofia Fioretta, ha superato la richiesta di condanna a vent’anni avanzata dalla Procura di Milano, optando per una pena più severa, giustificata dall’applicazione del meccanismo della continuazione tra i reati di omicidio volontario e rapina. Questa scelta processuale implica che i due reati sono interconnessi e che l’uno ha facilitato la commissione dell’altro, incrementando la gravità complessiva del comportamento delittuoso.Un elemento cruciale della decisione è stato l’esclusione di una delle tre aggravanti inizialmente contestate, quella che ipotizzava un nesso teleologico diretto tra l’omicidio e la rapina – ovvero, che l’uccisione fosse compiuta specificamente per favorire il furto. Pur riconoscendo la natura abiette e futili dei motivi che hanno spinto Rezza al gesto, e l’ora notturna in cui l’azione è stata consumata, la Corte ha bilanciato queste circostanze attenuanti con la necessità di infliggere una pena esemplare, dissuasiva e riparatoria.La Procura, in un’ottica forse più orientata alla riabilitazione del reo, aveva chiesto una condanna minore, proponendo l’esclusione di tutte le aggravanti e il riconoscimento di attenuanti generiche. Inizialmente, l’imputato rischiava l’ergastolo, a causa della presenza di tutte le aggravanti, tra cui proprio quella del nesso teleologico tra i due reati. La decisione dei giudici, tuttavia, dimostra una valutazione più severa della responsabilità di Rezza.Parallelamente alla sentenza penale, la Corte ha disposto risarcimenti danni a carico di Rezza nei confronti dei familiari di Manuel, fissando provvisionali immediatamente esecutive, variabili tra i 70.000 e i 150.000 euro, in attesa della quantificazione definitiva in sede civile. Le motivazioni dettagliate che hanno portato alla decisione saranno rese note entro novanta giorni, offrendo un’analisi approfondita dei profili giuridici e morali che hanno segnato questa tragica vicenda. L’evento solleva interrogativi profondi sulla perdita di valori, sulla violenza innescata da beni materiali e sulla necessità di una giustizia che sappia coniugare severità e speranza di un futuro migliore.
Daniele Rezza condannato a 27 anni: l’omicidio per le cuffie
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