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sabato 1 Novembre 2025

Davigo, appello bis a Brescia: la Loggia Ungheria al centro del processo

L’udienza in corso presso la Corte d’appello di Brescia rappresenta un capitolo cruciale in una vicenda giudiziaria complessa e intricata, che ha coinvolto figure di spicco del panorama legale e giudiziario italiano.
Si tratta del cosiddetto “appello bis” relativo alla condanna di Piercamillo Davigo, ex pubblico ministero di Milano, per il reato di rivelazione di segreti d’ufficio.
La vicenda trae origine dalle indagini, mai pienamente chiarite, riguardanti la presunta Loggia Ungheria, una organizzazione occulta di cui si sarebbero tentate, senza successo, di screditare esponenti politici e istituzionali.

Il fulcro della questione risiede nella trasmissione, da parte dell’avvocato Piero Amara alla Procura di Milano, di verbali contenenti informazioni riservate e sensibili.
Questi documenti, originariamente acquisiti dall’avvocato Amara durante un’inchiesta precedente, furono poi consegnati al pubblico ministero Paolo Storari e, successivamente, a Piercamillo Davigo.
La divulgazione di questi atti coperti da segreto ha portato alla condanna in primo grado di Davigo.
La sentenza di primo grado è stata poi confermata dalla Corte di Cassazione, la più alta giurisdizione italiana, che ha però accolto un ricorso relativo a un aspetto specifico della vicenda: la presunta rivelazione del segreto a terzi.
La Cassazione ha ritenuto necessario un nuovo giudizio d’appello per valutare con maggiore attenzione questo punto controverso, determinando l’attuale fase del processo a Brescia.
L’appello bis rappresenta quindi un’opportunità per i giudici bresciani di esaminare a fondo la questione della divulgazione a terzi, valutando se Davigo abbia effettivamente violato il dovere di segretezza nei confronti di soggetti non autorizzati.

La complessità del caso risiede non solo nella delicatezza delle informazioni coinvolte, ma anche nella necessità di ricostruire il contesto fattuale e le motivazioni che hanno portato alla trasmissione dei verbali.

L’esito di questo appello avrà implicazioni significative, non solo per Piercamillo Davigo, ma anche per il sistema giudiziario italiano, sollevando interrogativi sulla gestione delle informazioni riservate e sul delicato equilibrio tra segreto d’ufficio e diritto alla trasparenza.

L’attenzione è massima, poiché l’udienza potrebbe gettare nuova luce su dinamiche e relazioni che hanno caratterizzato un capitolo oscuro della storia giudiziaria recente.

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