La vertenza in corso presso Emmegi, azienda specializzata nella produzione di scambiatori di calore a Cassano d’Adda, nel milanese, solleva una questione cruciale che va ben oltre la mera rivendicazione salariale: la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori in contesti lavorativi caratterizzati da stress termico elevato. Da settimane, i dipendenti sono in stato di agitazione, culminata in uno sciopero che ha portato alla luce condizioni di lavoro considerate inaccettabili.Secondo le denunce dei lavoratori, le temperature all’interno dei capannoni industriali raggiungerebbero picchi di 36,5 gradi Celsius, valori che compromettono il benessere fisico e la capacità di svolgere le mansioni in modo sicuro ed efficiente. La Fiom, principale sindacato di categoria, ha immediatamente espresso il proprio sostegno ai lavoratori, sottolineando l’impossibilità di garantire una produzione dignitosa in tali condizioni ambientali estreme. L’azienda, dal canto suo, pur riconoscendo l’esistenza di un problema termico, ne minimizza l’entità, sostenendo che le temperature rilevate non supererebbero i 32 gradi, un dato che, a suo dire, rientra nei limiti di legge.La disputa, lungi dall’essere un caso isolato, evidenzia una problematica diffusa nell’industria, spesso trascurata nonostante i rischi per la salute dei lavoratori. L’emanazione di un provvedimento regionale volto a limitare il lavoro all’aperto durante le ore più calde rappresenta un primo passo, ma i sindacati ne evidenziano l’insufficienza. L’applicazione di misure di sicurezza adeguate non dovrebbe essere circoscritta a settori come l’edilizia o l’agricoltura, ma estesa a tutti gli ambienti di lavoro dove si registrano temperature elevate, in particolare all’interno di capannoni industriali.Questo scenario pone interrogativi fondamentali sulla responsabilità del datore di lavoro, sull’efficacia dei controlli pubblici e sulla necessità di una legislazione più incisiva in materia di stress termico. La sicurezza sul lavoro non può essere una questione di conformità formale, ma deve tradursi in azioni concrete volte a proteggere la salute dei lavoratori, garantendo condizioni ambientali adeguate e promuovendo una cultura della prevenzione. La vertenza Emmegi è, dunque, un campanello d’allarme che invita a riflettere sulle condizioni di lavoro nel nostro Paese e a promuovere un cambiamento culturale che ponga il benessere dei lavoratori al centro delle priorità aziendali e politiche. L’episodio sottolinea inoltre l’importanza del monitoraggio costante delle condizioni ambientali e la necessità di coinvolgere attivamente i rappresentanti dei lavoratori nella definizione delle misure di prevenzione e protezione.
Emmegi, sciopero e stress da calore: la sicurezza a rischio.
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