Un gesto di rifiuto, un monito lanciato dalle aule d’esame: la vicenda dello studente Enea, del liceo Bagatta di Desenzano, apre un dibattito complesso sulla maturità, la scuola e il ruolo del dissenso in un’epoca di trasformazioni sociali e politiche.
Lungi dall’essere un episodio isolato, l’atto di Enea, che ha scelto di non affrontare l’interrogazione orale, si configura come una critica radicale al sistema scolastico, interpretato come strumento di conformazione e di preparazione al mondo del lavoro, a discapito della crescita individuale e del pensiero critico.
Enea, attivista del Fronte della Gioventù Comunista, ha esplicitato le ragioni del suo gesto a Radio Onda d’Urto, emittente radiofonica legata a contesti di opposizione politica.
La sua decisione, assunta ben prima che la vicenda acquisisse risonanza mediatica, è motivata da un senso di profonda inadeguatezza percepita tra il percorso scolastico portato avanti e le valutazioni espresse nelle prove di verifica.
La prima prova scritta, a suo dire, non ha saputo catturare l’essenza del suo apprendimento, mentre la seconda, pur in linea con le sue competenze, si è rivelata eccessivamente impegnativa.
Tuttavia, il rifiuto dell’interrogazione orale trascende la semplice contestazione delle prove d’esame.
Enea denuncia un modello educativo che, a suo avviso, sacrifica l’autonomia dello studente sull’altare di un’efficienza orientata al mercato del lavoro.
In particolare, l’alternanza scuola-lavoro, concepita come ponte tra teoria e pratica, viene interpretata come un meccanismo di indottrinamento, volto a formare lavoratori obbedienti e privi di spirito di iniziativa.
La critica, tuttavia, non si rivolge esclusivamente all’attuale governo.
Enea sottolinea come la riforma Valditara, benché presentata come innovativa, rappresenti una prosecuzione delle politiche scolastiche implementate in precedenza, come la “Buona Scuola” di Renzi.
In questo senso, la responsabilità della deriva percepita nel sistema scolastico si estende a un ampio arco politico parlamentare, evidenziando una continuità di intenti che compromette l’effettivo diritto allo studio e alla formazione critica.
Il gesto di Enea solleva interrogativi cruciali sul ruolo della scuola nella società contemporanea, sulla sua capacità di promuovere l’autonomia di pensiero e di stimolare la partecipazione attiva dei giovani.
La sua azione, seppur radicale, invita a una riflessione profonda sui meccanismi di potere che operano all’interno del sistema scolastico e sulla necessità di un cambiamento strutturale che ponga al centro l’individuo e la sua capacità di sviluppare un pensiero critico e indipendente.
Il suo atto, quindi, non è un semplice rifiuto, ma un appello a una scuola più giusta, più inclusiva e più attenta al futuro dei giovani.