venerdì 1 Agosto 2025
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Famiglie Sospese: Class Action Contro Comune e Costruttori?

Il Comitato delle Famiglie Sospese, un’entità nata dall’amara realtà di nuclei familiari impossibilitati a prendere possesso delle abitazioni acquistate a seguito delle inchieste urbanistiche che hanno sconvolto il tessuto milanese, sta ponderando un’azione legale collettiva.
L’obiettivo? Ottenere risarcimenti e soluzioni concrete, rivolgendosi potenzialmente sia al Comune di Milano che alle imprese costruttrici coinvolte.
A comunicare la situazione, durante un acceso confronto di fronte al cantiere di Scalo House, in via Valtellina, è stato Filippo Borsellino, portavoce del comitato.

La class action rappresenta una delle strategie più promettenti, sebbene ancora in fase di valutazione legale.

“Stiamo esaminando attentamente diverse opzioni, confrontandoci con professionisti del diritto per comprendere appieno le implicazioni e i tempi necessari,” ha spiegato Borsellino, sottolineando come la decisione non sia affatto semplice e richieda una riflessione ponderata che vada al di là della mera dimensione economica.
Al centro della discussione vi è, ineludibile, la questione temporale, un fattore cruciale per le famiglie che si trovano in una situazione di stallo prolungato.

Domani, il Comitato si riunirà nuovamente con il Sindaco Giuseppe Sala, presso Palazzo Marino, per cercare una via d’uscita.
Le aspettative sono alte, con la speranza di ottenere risposte concrete e soluzioni praticabili.
Parallelamente, si sono intensificati i contatti con diverse associazioni di categoria, che hanno convergono nella volontà di sollecitare un intervento istituzionale a più livelli.
L’appello è rivolto al Sindaco, all’Assessora Scavuzzo e, in particolare, al Ministro Salvini, al fine di istituire un tavolo di confronto che permetta alla città di Milano di riattivare i cantieri e di sbloccare la situazione, nel pieno rispetto delle indagini in corso.
Borsellino ha insistito sulla necessità di fare luce sugli eventi che hanno portato a questa crisi, affinché i responsabili possano essere chiamati a rispondere delle proprie azioni.
“Non si tratta solamente di risarcimenti economici,” ha affermato, “ma di ristabilire un senso di giustizia e di fiducia nelle istituzioni.
” La gravità della situazione è amplificata dalla dimensione temporale: per molti, l’attesa di una soluzione si protrae da anni, con conseguenze devastanti sulla qualità della vita.

L’anzianità di alcuni membri del comitato evidenzia l’urgenza di agire, evitando che le loro speranze si dissolvano con il passare del tempo.

Durante la conferenza stampa, le famiglie hanno espresso il proprio disagio attraverso cartelli appesi alle impalcature del cantiere, raccontando storie di sogni infranti e di sacrifici vanificati.
Il cartello di Laura, ad esempio, testimonia la sua disperazione: “Ho acquistato un appartamento nel cantiere Lepontina 7/9.
La casa non sarà mai consegnata e la società è fallita da poco.
Ho versato molti soldi e ho avuto tanti problemi anche di salute.

“L’operatore Green Stone, incaricato della costruzione di Scalo House, ha ribadito la propria disponibilità a collaborare con il Comune, formulando una proposta condivisa da sottoporre all’attenzione della Procura.
Si è chiesto al Sindaco di garantire che i progressi compiuti negli incontri tecnici non subiscano rallentamenti dovuti alla pausa estiva, sottolineando l’importanza di mantenere vivo il dialogo e la ricerca di soluzioni.

La vicenda, a ben vedere, incarna un profondo disagio sociale e una crisi di fiducia che investe l’intero sistema immobiliare milanese.

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