Ferragni, richiesta di condanna a Milano: il caso al processo.

Nel corso del processo milanese, che si avvia alla fase conclusiva con l’adozione del rito abbreviato, la pubblica accusa, rappresentata dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Cristian Barilli, ha formulato una richiesta di condanna a diciotto mesi di reclusione a carico di Chiara Ferragni, unitamente a due ulteriori imputati.

L’accusa, basata su un’approfondita indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, ipotizza un sistema di pubblicità ingannevole perpetrato tra il 2021 e il 2022, volto a sfruttare l’enorme seguito online dell’influencer a fini di lucro.
Il fulcro della contestazione riguarda la presunta disconnessione tra la narrazione di iniziative di beneficenza, ampiamente diffusa attraverso i canali social e le campagne promozionali relative al Pandoro Pink Christmas e alle uova di Pasqua, e la reale destinazione dei ricavi derivanti dalle vendite.

Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, l’assenza di una trasparenza adeguata riguardo alla percentuale devoluta a cause benefiche, unitamente al prezzo dei prodotti, avrebbe deliberatamente indotto i consumatori in errore, generando un ingiusto profitto stimato in circa 2,2 milioni di euro.
La vicenda solleva questioni cruciali legate alla responsabilità digitale, alla trasparenza delle sponsorizzazioni e alla tutela del consumatore nell’era dell’influencer marketing. La figura dell’influencer, divenuta un potente veicolo di comunicazione e persuasione, è sottoposta a un crescente scrutinio per quanto riguarda la veridicità delle informazioni fornite e l’impatto delle sue azioni sull’opinione pubblica e sulle scelte di acquisto.
L’accusa, pertanto, non si limita a contestare una presunta irregolarità nella gestione delle risorse, ma punta a delineare un quadro più ampio di manipolazione dell’informazione, dove l’immagine di generosità e impegno sociale viene utilizzata come strumento di marketing. La richiesta di condanna si inserisce in un contesto di crescente attenzione da parte delle autorità giudiziarie e degli organi di controllo nei confronti delle pratiche commerciali online e della necessità di garantire la correttezza e la trasparenza delle comunicazioni rivolte ai consumatori.

Chiara Ferragni ha costantemente negato le accuse, ribadendo la sua innocenza e promettendo un’arringa difensiva dettagliata nella prossima udienza, che si preannuncia cruciale per la definizione del quadro giuridico e l’accertamento delle responsabilità.

La vicenda rappresenta un importante caso di prova per il diritto penale italiano nell’era digitale, aprendo la strada a future interpretazioni e applicazioni normative in materia di influencer marketing e responsabilità online.

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