La festa di Ferragosto, tradizionalmente sinonimo di riposo e spensieratezza, assume un significato distorto e lacerante all’interno delle strutture penitenziarie per minori.
L’esperienza di Ilaria Salis, europarlamentare, testimonianza diretta di un’ispezione improvvisa all’IPM Cesare Beccaria di Milano, illumina una realtà profondamente problematica, caratterizzata da condizioni inaccettabili e scelte politiche discutibili.
Il Beccaria, uno dei più grandi e densamente popolati istituti penali per ragazzi in Italia, accoglie attualmente 66 minorenni, un numero che esacerba la situazione già precaria.
La sovraffollamento, un male endemico del sistema, si traduce in spazi vitali drasticamente ridotti, con alcuni giovani costretti a dormire su materassi posizionati a terra.
Questa concentrazione di fragilità, di storie interrotte e di potenzialità soffocate in un ambiente così inadeguato, rappresenta una grave deviazione dalla finalità riabilitativa che dovrebbe essere il fulcro della giustizia minorile.
Le conseguenze di questa gestione sono tangibili e devastanti.
L’incuria dilagante alimenta tensioni costanti, creando un clima di precarietà e insicurezza.
Il ricorso a farmaci psicotropi e sedativi, utilizzato come palliativo per gestire comportamenti disfunzionali e traumi irrisolti, è allarmante e solleva seri interrogativi sull’approccio terapeutico adottato.
Gli atti di autolesionismo, tragico sintomo di profonda sofferenza, sono indicatori di un disagio psichico non affrontato e amplificato dall’ambiente carcerario.
L’assimilazione dell’istituto penale minorile a una versione ridotta di una prigione per adulti è un fallimento etico e pedagogico che dovrebbe essere immediatamente rivisto.
La situazione del Beccaria non è un caso isolato, ma riflette un problema strutturale a livello nazionale.
Nonostante una diminuzione dei reati commessi dai minori, si è assistito a un aumento delle misure restrittive, spingendo un numero crescente di giovani verso la detenzione.
L’incremento del 55% dei detenuti negli IPM, da 392 a 611 dall’insediamento del governo attuale, segna una tendenza preoccupante che suggerisce un allontanamento dai principi fondamentali della giustizia riparativa e della prevenzione della recidiva.
L’aumento delle restrizioni penali solleva un dubbio inquietante: si tratta di un’azione volta a risolvere le problematiche sociali sottostanti o, piuttosto, di una strategia politica finalizzata a generare paura e consenso attraverso la manipolazione dell’opinione pubblica? L’urgente necessità di una profonda riflessione sul sistema giustizia minorile impone un cambio di paradigma, orientato verso interventi mirati alla reintegrazione sociale, al sostegno psicologico e all’educazione, piuttosto che all’etichettatura e all’isolamento.
La dignità dei minori detenuti e il futuro della società italiana richiedono un impegno concreto e immediato.