La crescente tensione attorno alla Global Sumud Flotilla, una spedizione umanitaria diretta verso la Striscia di Gaza, ha innescato un’ondata di mobilitazione e apprensione a Milano.
Il Cantiere, punto di riferimento storico per l’attivismo milanese, lancia un allarme che si fa eco in diverse realtà sociali della città, dal centro sociale Lambretta a Cambiare Rotta, passando per Gaza Freestyle.
Il rischio di un intervento violento contro la flottiglia, attualmente posizionata a circa 200 miglia dalle coste palestinesi, in prossimità del punto dove le navi Madleen e Handala sono state oggetto di un’aggressione illegale, è tangibile.
Gli attivisti esprimono la ferma convinzione che la missione, intrapresa per sfidare il blocco imposto sulla Striscia di Gaza e portare aiuti umanitari alla popolazione civile, possa essere brutalmente interrotta.
La gravità della situazione è sottolineata dalla promessa di una risposta immediata e radicale qualora la flottiglia venisse attaccata o gli equipaggi detenuti.
Il Cantiere, in un comunicato che trascende la mera informazione, annuncia che in caso di azione repressiva, si renderà necessario un blocco generalizzato di attività, riprendendo un modello di protesta già sperimentato in passato, come dimostra lo sciopero del 22.
Questa escalation prefigurata evidenzia la determinazione degli attivisti a opporsi a qualsiasi tentativo di intimidazione o soppressione della loro iniziativa umanitaria.
L’organizzazione di un corteo in Piazzale Loreto alle ore 18 del giorno previsto per l’attacco testimonia la volontà di tradurre l’indignazione popolare in azione collettiva e visibile.
Ancora più significativa è la proclamazione di uno sciopero generale senza preavviso per il giorno successivo all’attacco, un atto di disobbedienza civile che mira a paralizzare l’economia e a esercitare una pressione politica senza precedenti.
Questa mobilitazione non è semplicemente una reazione a una potenziale aggressione; essa si inserisce in un contesto più ampio di lotta per la giustizia e la solidarietà internazionale.
Il sostegno ricevuto da diverse realtà milanesi dimostra come la causa palestinese possa catalizzare un senso di responsabilità e di impegno civico all’interno di una città spesso caratterizzata da dinamiche complesse e frammentate.
L’azione del Cantiere, in particolare, rappresenta un monito: la violazione dei diritti umani e la repressione della libertà di movimento non rimarranno impunite, e la comunità attivista è pronta a rispondere con determinazione e creatività.