La genetica forense si trova ad affrontare una sfida cruciale nel caso di Garlasco, un intricato puzzle investigativo che ruota attorno all’analisi del materiale biologico prelevato dalle unghie di Chiara Poggi. La perita nominata dal giudice per le indagini preliminari di Pavia, la dottoressa Denise Albani, ha sollevato un’istanza fondamentale che potrebbe ridisegnare i tempi e le modalità dell’incidente probatorio in corso.La complessità della situazione risiede nella necessità di accedere ai “dati grezzi” delle analisi del DNA, ovvero i tracciati originali elaborati dal perito Francesco De Stefano nel 2014 durante il processo d’appello bis che coinvolse Alberto Stasi. Questi dati, essenziali per una valutazione accurata e indipendente, non sono attualmente disponibili alla dottoressa Albani, impedendole di esprimere un parere definitivo sulla corrispondenza genetica individuata, potenzialmente riconducibile ad Andrea Sempio, secondo una precedente consulenza dei pubblici ministeri.La mancata disponibilità di tali dati pone un problema di natura tecnica e procedurale. Il professor De Stefano, ora in pensione, e l’Università di Genova, dove precedentemente operava, potrebbero essere le vie attraverso le quali recuperare queste informazioni fondamentali. La ricerca di questi archivi, ormai datati, rappresenta un ostacolo significativo, potenzialmente in grado di allungare i tempi del procedimento di diverse settimane.Questa richiesta di accesso ai dati originari non è un mero dettaglio formale, ma un elemento chiave per garantire l’integrità e l’affidabilità della perizia genetica. La scienza forense moderna si basa sulla riproducibilità e sulla verificabilità dei risultati, e la mancanza dei dati grezzi compromette la possibilità di un esame critico e indipendente.L’istanza della dottoressa Albani sottolinea, inoltre, la necessità di recuperare ulteriori dati grezzi dal RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche), che aveva condotto le analisi iniziali. Questo ampliamento della ricerca documenta la natura complessa e stratificata dell’indagine, e il suo impegno per una ricostruzione accurata degli eventi.L’udienza fissata per il 24 ottobre, data in cui è prevista la discussione delle analisi, potrebbe subire posticipi a causa delle difficoltà incontrate nel recupero dei dati necessari. Il caso di Garlasco, dunque, si rivela un banco di prova per le metodologie forensi, e un monito sull’importanza di una corretta conservazione dei dati, cruciali per la giustizia e per la ricostruzione della verità. Il recupero di queste informazioni rappresenta un imperativo, un dovere nei confronti della vittima e della ricerca della verità giudiziaria.
Garlasco, perizia DNA: richiesta dati grezzi blocca l’indagine
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