Il caso legale che coinvolge Chiara Ferragni, influencer di fama mondiale e imprenditrice digitale, si evolve verso una potenziale risoluzione extragiudiziale, segnando una fase delicata in un procedimento giudiziario che ha sollevato questioni complesse di marketing, responsabilità sociale d’impresa e tutela del consumatore.
L’accordo in via di definizione con una pensionata campana di 76 anni, che aveva richiesto di essere ammessa come parte civile nel procedimento in cui l’imprenditrice è imputata, testimonia la volontà di entrambe le parti di trovare una via d’uscita conciliatoria, evitando un lungo e mediatico processo.
La vicenda, scaturita dalle contestazioni relative alla commercializzazione dei “Pandoro Pink Christmas” e delle uova di Pasqua, ha portato all’accusa di truffa aggravata, imputando a Ferragni e ad altri due soggetti un presunto inganno nei confronti dei consumatori.
L’imprenditrice ha costantemente negato ogni accusa, sostenendo di non aver mai inteso compiere atti illeciti.
La richiesta di ammissione come parte civile da parte della pensionata, assistita dagli avvocati Giulia Cenciarelli e Mario di Salvia, mirava a ottenere un risarcimento per il danno subito, quantificato in circa 500 euro.
L’intenzione della donna, come riferito dai suoi legali, era quella di destinare l’eventuale somma ricevuta a fini benefici, un gesto che, a suo dire, è stato poi contaminato dalla scoperta della mancata realizzazione dell’obiettivo filantropico.
La prossima udienza, fissata per il 4 novembre, si preannuncia cruciale.
Il giudice Ilio Mannucci Pacini, presiedente della terza penale, dovrà valutare le richieste di ammissione come parte civile avanzate da altre entità, in particolare da due associazioni di consumatori, e stabilire le modalità procedurali successive.
L’orientamento sembra propendere verso l’ammissione di riti alternativi, aprendo la strada ad un possibile rito abbreviato, con udienze già calendarizzate per il 25 novembre e il 19 dicembre.
La pronuncia della sentenza, che potrebbe arrivare a gennaio, rappresenta un momento di svolta, non solo per le parti coinvolte, ma anche per il dibattito pubblico attorno alla responsabilità di figure influenti nel panorama digitale.
Il caso solleva interrogativi significativi sulla trasparenza delle iniziative di marketing, sulla percezione del consumatore riguardo a promesse di beneficenza e sull’importanza di un’etica rigorosa nel mondo dell’influencer marketing. La potenziale chiusura con risarcimento a favore della pensionata potrebbe essere interpretata come un segnale di riallineamento con le aspettative della collettività, ma non può cancellare le implicazioni legali e reputazionali che il caso continua a generare.
La vicenda ha riacceso il dibattito sulla necessità di una maggiore regolamentazione del settore dell’influencer marketing, con l’obiettivo di tutelare i consumatori e garantire la correttezza delle pratiche commerciali.
L’attenzione ora è focalizzata sulla decisione del giudice e sulle sue possibili conseguenze per il futuro della comunicazione digitale.







