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sabato 15 Novembre 2025

Il Silenzio di Bruno Verzeri: Dolore e Disillusione per Sharon

La voce di Bruno Verzeri, padre di Sharon, si spezza nel silenzio che segue l’uscita dall’aula di tribunale a Bergamo.
Un silenzio gravido di dolore, di frustrazione e di una profonda ferita che sembra non rimarginarsi.
Le sue parole, rivolte al mondo, non sono un atto d’accusa, ma una disillusione amara: “Non ha chiesto perdono, ha preferito negare la sua responsabilità”.

Un rifiuto che amplifica il lutto, che rende ancora più difficile accettare l’inconcepibile perdita.
La vicenda di Sharon, strappata alla vita in un tragico evento la scorsa estate a Terno d’Isola, si è ulteriormente complicata con la reticenza dell’imputato, Moussa Sangare, che ha clamorosamente ritrattato la confessione precedentemente rilasciata.

Un’inversione di rotta che sconvolge il quadro processuale e, soprattutto, che addolora profondamente la famiglia della vittima.
Il dolore di Bruno Verzeri è palpabile, leggibile nei lineamenti provati, nello sguardo perso.

Non si tratta solo del dolore per la perdita della figlia, ma anche della sofferenza di fronte alla mancanza di un gesto di umanità, di un’ammissione di colpa che, per quanto tardiva, avrebbe potuto portare un minimo di conforto.
La sua testimonianza, carica di emozione contenuta, rivela una realtà lacerante: l’assenza di rimorso, la difficoltà di confrontarsi con la gravità delle proprie azioni.

La giustizia, intesa come percorso di ricostruzione della verità e di riparazione del danno, si presenta ora come un labirinto intricato, dove la confessione, elemento cruciale per la ricostruzione degli eventi, si dissolve nel dubbio.
Il processo, con le sue dinamiche e le sue procedure, diventa uno scenario di dolore, un palcoscenico dove la famiglia della vittima è costretta a rivivere il trauma, a confrontarsi con l’incertezza e a sperare, disperatamente, in una verità che possa lenire, almeno in parte, la loro sofferenza.

La reticenza dell’imputato non fa che accentuare il vuoto lasciato da Sharon, un vuoto che nessuna sentenza potrà mai colmare completamente.

L’appello di Bruno Verzeri è semplice, ma profondo: un atto di verità, un riconoscimento della sofferenza inflitta, un gesto che, seppur tardivo, potrebbe rappresentare un primo passo verso una possibile, seppur fragile, riconciliazione.

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