La disputa tecnica relativa all’impronta digitale rinvenuta sulla parete della scala che conduceva alla cantina di Garlasco, luogo dove fu scoperto il corpo di Chiara Poggi, si fa sempre più aspra. Mentre la Procura di Pavia, attraverso i propri consulenti, ravvisa una corrispondenza sostanziale con l’impronta del difensore dell’indagato, Raffaele Sempio, la difesa, rappresentata dagli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, si oppone con forza, depositando una perizia contraria che nega la validità di tale collegamento.La questione, apparentemente marginale in un quadro investigativo complesso, assume un’importanza cruciale nell’ambito del processo, poiché incide direttamente sulla ricostruzione dei fatti e sulla potenziale responsabilità di Sempio. La “impronta 33”, come è stata denominata nella documentazione processuale, costituisce infatti un elemento tangibile che, se correttamente interpretato, potrebbe fornire un indizio significativo sull’accesso alla scena del crimine.La perizia della difesa Sempio si concentra sull’analisi dettagliata dei punti di contatto tra l’impronta rinvenuta e quella comparata. Gli esperti legali sostengono che la corrispondenza si limita a pochi dettagli minimi, ben al di sotto della soglia necessaria per affermare una corrispondenza certa. In particolare, evidenziano la presenza di sole cinque “minuzie” compatibili, contro le quindici richieste dalla perizia della Procura. Questa differenza, apparentemente tecnica, cela una profonda divergenza interpretativa: la difesa sostiene che la presenza di una corrispondenza parziale non è sufficiente a stabilire che l’impronta appartenga a Sempio, ma potrebbe derivare da una contaminazione o da un contatto fortuito avvenuto in un momento diverso rispetto alla commissione del reato.La perizia difensiva solleva quindi interrogativi cruciali: quanto è significativa la presenza di una corrispondenza parziale in termini di valore probatorio? È possibile escludere altre ipotesi, come la contaminazione o un contatto preesistente? Il caso Garlasco, fin dalle sue origini, è stato caratterizzato da una complessa interazione di elementi investigativi, testimonianze contraddittorie e perizie contrastanti. La disputa sull’impronta digitale si inserisce in questo contesto, alimentando un dibattito tecnico-legale che avrà un impatto determinante sulla direzione delle indagini e, in definitiva, sulla verità dei fatti. La questione non si esaurisce in una mera contrapposizione di pareri scientifici, ma investe la credibilità delle indagini e la giustizia dovuta alla famiglia Poggi.
Impronta a Garlasco: la disputa tecnica infiamma il processo
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