L’inchiesta sulla tragica morte di Ramy Elgaml, il giovane deceduto il 24 novembre 2024 in un incidente a Milano durante un inseguimento, si arricchisce di nuovi elementi e complessità.
Due ulteriori carabinieri si aggiungono alla lista degli indagati, portando il numero complessivo a sette, in un quadro investigativo che si dipana su accuse di falsità ideologica, depistaggio e favoreggiamento.
Le contestazioni a carico dei due nuovi indagati ruotano attorno alla presunta alterazione di atti pubblici, in particolare il verbale di arresto di Fares Bouzidi, condannato in via preliminare a due anni e otto mesi per resistenza, e il verbale di sequestro che riguardò somme di denaro e un gioiello diviso.
Si sospetta che questi documenti siano stati manipolati per offuscare la dinamica dell’inseguimento e le responsabilità dei soggetti coinvolti.
Il militare che guidava la vettura della pattuglia immediatamente successiva allo scooter impazzito è attualmente iscritto nel registro delle indagini per omicidio stradale, una conseguenza diretta della sua posizione e del suo ruolo nella sequenza degli eventi che hanno portato alla morte del giovane.
L’indagine, formalmente conclusa a luglio, è caratterizzata da una fase di stallo dovuta alla persistente richiesta di una nuova perizia cinematica sull’incidente, una valutazione cruciale per ricostruire con precisione gli eventi e determinarne le cause.
La Procura, finora respinta in questo intento, si trova ora a ponderare la decisione di richiedere o meno il rinvio a giudizio, una scelta che dipenderà in larga misura dalla completezza e attendibilità delle prove raccolte.
Un ulteriore, e non trascurabile, aspetto della vicenda riguarda l’accusa a carico di quattro carabinieri per la presunta cancellazione forzata di registrazioni video effettuate da testimoni oculari.
Due di questi sono indagati per depistaggio e favoreggiamento, mentre gli altri due sono accusati solo di depistaggio.
Questo elemento suggerisce un tentativo sistematico di manipolare le prove e ostacolare il corso delle indagini, sollevando interrogativi sulla condotta e sulla responsabilità dei soggetti coinvolti e sull’integrità del sistema di forze dell’ordine.
La vicenda, al di là delle responsabilità individuali, pone interrogativi profondi sulla cultura della legalità e sulla necessità di garantire trasparenza e accountability all’interno delle istituzioni.




