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Inchiesta Ravasio: la figlia si difende, il processo al via

Busto Arsizio, 29 Luglio – Un velo di incertezza e una complessa rete di accuse avvolgono l’inchiesta sulla tragica morte di Fabio Ravasio, avvenuta il 9 agosto 2024 a Parabiago, a seguito di un investimento mortale.

Ariane Pereira, figlia dell’indagata principale, Adilma Pereira Carneiro, si è recentemente sottoposta ad un interrogatorio formale dinanzi al giudice per le indagini preliminari (GIP) Stefano Colombo, nel tentativo di distanziarsi da qualsiasi implicazione nel decesso dell’uomo di 52 anni.
L’interrogatorio di Ariane, delicato e potenzialmente determinante per la dinamica dell’indagine, si inserisce in un quadro processuale già ampiamente delineato.
La corte d’assise di Busto Arsizio vede attualmente alla sbarra, oltre alla madre, il fratello Igor Benedito, il compagno della figlia, Fabio Lavezzo, un ex amante della madre e altre quattro persone, tutti accusati di vario grado di coinvolgimento nell’omicidio.

La complessità del caso risiede nella molteplicità dei soggetti coinvolti e nella presunta intricata relazione tra di loro, un groviglio di passioni, rancori e potenziali moventi.
Secondo quanto riferito dall’avvocato Edoardo Lorenzo Rossi, legale di Ariane, la giovane ha fornito al GIP una versione dei fatti che la esclude completamente da qualsiasi responsabilità.
L’avvocato sottolinea la sostanziale assenza di elementi innovativi rispetto al vasto compendio probatorio già raccolto nei mesi trascorsi, una montagna di documentazione che dalla data del tragico evento si è accumulata fino ai giorni nostri.
Questa mancanza di novità, a suo avviso, rende l’attuale richiesta di misure cautelari, a distanza di un anno dall’evento, un’anomalia procedurale, una “deviazione atipica” che meriterebbe una revisione.
Un elemento particolarmente controverso, evidenziato dall’avvocato Rossi, è l’importanza attribuita ad una dichiarazione resa durante un’udienza, una “battuta” apparentemente innocua che, tuttavia, sarebbe stata pronunciata da una persona con manifesti e dichiarati motivi di risentimento nei confronti della famiglia Pereira Carneiro.
L’avvocato suggerisce che questa dichiarazione, priva di riscontri oggettivi e potenzialmente contaminata da pregiudizi personali, non possa costituire la base per un’ulteriore incriminazione.
La decisione del GIP, che si è riservato sulla convalida delle accuse e sull’eventuale applicazione di una misura cautelare, è attesa con trepidazione.
Il suo verdetto potrebbe delineare il futuro del procedimento, determinando se l’indagine proseguirà verso un processo vero e proprio o se si concluderà con l’archiviazione delle accuse a carico di Ariane Pereira e, potenzialmente, di altri indagati.

La vicenda pone interrogativi profondi sulla fragilità dei rapporti familiari, sui rischi di escalation dei conflitti personali e sull’importanza di garantire un processo equo e imparziale, libero da pregiudizi e influenzato unicamente da prove concrete e inoppugnabili.

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