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martedì 4 Novembre 2025

Intimidazioni e odio: l’Alto Adige sotto attacco al questore Sartori

L’esperienza del questore Paolo Sartori in Alto Adige, dal marzo al giugno del 2024, si è rivelata un terreno fertile per un’escalation di ostilità e intimidazioni, ben al di là della routine di un incarico di pubblica sicurezza.

La sua attività, orientata a rafforzare la presenza delle forze dell’ordine e a contrastare la microcriminalità e il traffico di sostanze stupefacenti sulle strade provinciali, si è scontrata con un’opposizione virulenta, manifestata attraverso una pluralità di canali e forme di comunicazione.

Lungi dall’essere un fenomeno isolato, le minacce, che in alcuni casi si configuravano come aperte e inequivocabili minacce di morte, hanno rappresentato una sorta di reazione ideologica all’azione percepita come repressiva delle autorità.
Le manifestazioni di ostilità non si sono limitate alla sfera virtuale dei social media, ma hanno assunto una dimensione fisica e pubblica, infiltrandosi nel tessuto urbano di Bolzano.
Scritte vandaliche realizzate con spray nero, come quella apparsa in viale Venezia, hanno colpito luoghi emblematici della vita cittadina, mentre adesivi con messaggi espliciti sono stati affissi su lampioni, trasformando l’arredo urbano in un palcoscenico di contestazione.
La natura delle intimidazioni suggerisce una filiazione ideologica specifica: la formula “Questore Sartori: brindiamo se tu muori”, ripresa e diffusa su piattaforme come Instagram e Telegram, evoca immediatamente il linguaggio e la simbologia del gruppo Rosa Rote Armee Fraktion (R.

A.

F.

), un’organizzazione anarco-insurrezionalista con una storia di radicalismo e violenza.

L’utilizzo di questa specifica terminologia, la riproposizione di messaggi preesistenti, indicano una strategia volta a segnalare la propria affiliazione ideologica e a estendere l’impatto delle proprie azioni.
Questo non implica necessariamente un’organizzazione gerarchica o una diretta responsabilità del gruppo R.
A.
F.

nelle azioni vandaliche, ma suggerisce un’ispirazione ideologica e una condivisione di valori e obiettivi.

L’episodio mette in luce una problematica più ampia: la crescente polarizzazione sociale e la radicalizzazione di alcune frange della popolazione, capaci di trasformare un incarico istituzionale in bersaglio di una campagna di odio e intimidazione.
La difficoltà di identificare e perseguire gli autori di tali gesti, spesso schermati dall’anonimato offerto dai social media e dalle piattaforme di messaggistica, pone serie sfide alle forze dell’ordine e all’amministrazione della giustizia, richiedendo una risposta articolata che combini strumenti di prevenzione, repressione e sensibilizzazione.
L’esperienza di Sartori in Alto Adige rappresenta un campanello d’allarme sulla necessità di contrastare l’estremismo e la violenza verbale, promuovendo al contempo il dialogo e la tolleranza all’interno della società.

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