La “Grande Paura”, episodio cruciale e traumatico della Rivoluzione Francese, si manifestò come un’onda di terrore e disordini che investì il territorio nazionale, seguendo dinamiche sorprendentemente analoghe a quelle di una pandemia.
Una ricerca internazionale, pubblicata sulla prestigiosa rivista *Nature* e frutto della collaborazione tra il Centro della Complessità e Biosistemi dell’Università Statale di Milano, l’Université Paris 8 e l’Università di Tolone, ha rivelato come l’analisi di fenomeni sociali del XVIII secolo possa essere arricchita da metodologie scientifiche contemporanee.
Lo studio introduce un approccio rivoluzionario, ispirato alla teoria delle reti complesse e ai modelli epidemiologici.
Si è rivelato fecondo applicare strumenti mutuati dalla fisica e dalla biologia per comprendere la diffusione di un panico collettivo, un “contagio” che raggiunse il suo picco il 30 luglio 1789.
Il periodo critico, compreso tra il 20 luglio e il 6 agosto, vide la rapida propagazione di voci inquietanti attraverso la rete di comunicazioni dell’epoca: strade, vie, stazioni postali, luoghi di passaggio e scambio.
Queste non erano semplici informazioni, ma vere e proprie “fake news” ante litteram, che alimentavano la paura e la paranoia, passando di villaggio in villaggio con una velocità sorprendente.
Le voci, spesso infondate, narravano di complotti aristocratici, di bande armate pronte a reprimere la Rivoluzione e a ristabilire l’antico regime con la forza.
L’indagine ha ricostruito la dinamica di questa propagazione attraverso un’integrazione complessa di fonti storiche primarie, mappe d’epoca, dati demografici e analisi socioeconomiche.
Il risultato è una mappa dettagliata del “contagio” della paura, che mostra come si è propagato attraverso il tessuto sociale francese.
L’analisi ha quantificato la velocità di diffusione delle voci, stimandola in una media di 45 chilometri al giorno, e ha evidenziato la correlazione tra la vicinanza ai centri di comunicazione – le stazioni postali – e la probabilità di essere coinvolti nell’ondata di panico.
Un dato particolarmente significativo è la scoperta che le aree più colpite non erano quelle più povere o meno istruite, bensì quelle caratterizzate da un livello di alfabetizzazione e ricchezza più elevato, e, significativamente, con prezzi del grano particolarmente alti.
Questa correlazione suggerisce che la “Grande Paura” non fu una mera reazione emotiva irrazionale, ma una risposta – seppur distorta e amplificata dalla paura – a una situazione di profonda crisi economica e sociale.
La disperazione e la frustrazione, alimentate dalla carestia e dalla crescente disuguaglianza, si sono trasformate in un terreno fertile per la diffusione di voci incontrollate, che hanno contribuito a destabilizzare ulteriormente un paese già sull’orlo della rivoluzione.
Lo studio dimostra, in definitiva, come la comprensione dei fenomeni sociali storici possa beneficiare enormemente dall’applicazione di strumenti scientifici moderni, aprendo nuove prospettive sulla complessità e la dinamica dei processi storici.