Nel cuore industriale della provincia di Lodi, un’operazione della Guardia di Finanza ha portato alla luce una sofisticata rete di contraffazione legata a una delle più affascinanti e misteriose icone del collezionismo contemporaneo: i “Labubu”, le enigmatiche bamboline-portachiavi create dall’artista taiwanese Kasing Lung nel 2015.
La scoperta, giunta a seguito di precedenti sequestri effettuati dalle autorità doganali già nel mese di aprile, come riportato da CNN, rivela un’attività illecita di notevoli proporzioni, capace di sfruttare l’aura di esclusività e l’ingrediente di sorpresa intrinseco al progetto originale.
I “Labubu”, creature ibride tra bambole, portachiavi e peluche, si sono rapidamente trasformati in un fenomeno culturale globale, alimentato da una strategia di marketing particolarmente accorta: l’impossibilità di conoscere in anticipo il modello specifico contenuto all’interno della confezione acquistata generò un’attesa febbrile e un forte desiderio di possesso.
La loro popolarità esplose nel 2019, consolidando il loro status di oggetti del desiderio, capaci di generare un mercato secondario florido e spesso speculativo.
Le bamboline contraffatte, scoperte dai finanzieri del Gruppo Lodi e della Compagnia Casalpusterlengo, non si limitano a una riproduzione superficiale.
Pur mantenendo i tratti distintivi che caratterizzano l’opera di Kasing Lung – l’espressione inquietante, le proporzioni uniche, l’estetica volutamente “imperfetta” – i falsi sono stati realizzati con un livello di cura e dettaglio tale da ingannare anche l’occhio più esperto.
Il packaging, in particolare, è stato oggetto di un’attenzione maniacale, riproducendo fedelmente il design originale e rendendo la contraffazione particolarmente insidiosa.
L’operazione ha portato alla denuncia dei titolari di due negozi, mentre proseguono indagini più approfondite per ricostruire le filiere di approvvigionamento e identificare i responsabili dell’intera operazione.
Si tratta di un caso emblematico che solleva interrogativi sulla crescente sofisticazione delle contraffazioni nel settore del collezionismo, e sulla necessità di rafforzare i controlli per tutelare i diritti d’autore e proteggere i consumatori da pratiche commerciali illegali.
La vicenda evidenzia, inoltre, come il successo e l’appeal di un prodotto possano diventare terreno fertile per attività fraudolente, richiedendo un costante aggiornamento delle strategie di prevenzione e contrasto.
Il fenomeno non si limita a una mera violazione della proprietà intellettuale, ma incide negativamente sull’economia legale, sulla reputazione dell’artista e sulla fiducia dei collezionisti.







