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giovedì 30 Ottobre 2025

Labubu contraffatti: Scoperta una rete di falsificazione nella provincia di Lodi

Nel cuore industriale della provincia di Lodi, un’operazione della Guardia di Finanza ha portato alla luce una sofisticata rete di contraffazione legata a una delle più affascinanti e misteriose icone del collezionismo contemporaneo: i “Labubu”, le enigmatiche bamboline-portachiavi create dall’artista taiwanese Kasing Lung nel 2015.
La scoperta, giunta a seguito di precedenti sequestri effettuati dalle autorità doganali già nel mese di aprile, come riportato da CNN, rivela un’attività illecita di notevoli proporzioni, capace di sfruttare l’aura di esclusività e l’ingrediente di sorpresa intrinseco al progetto originale.

I “Labubu”, creature ibride tra bambole, portachiavi e peluche, si sono rapidamente trasformati in un fenomeno culturale globale, alimentato da una strategia di marketing particolarmente accorta: l’impossibilità di conoscere in anticipo il modello specifico contenuto all’interno della confezione acquistata generò un’attesa febbrile e un forte desiderio di possesso.

La loro popolarità esplose nel 2019, consolidando il loro status di oggetti del desiderio, capaci di generare un mercato secondario florido e spesso speculativo.
Le bamboline contraffatte, scoperte dai finanzieri del Gruppo Lodi e della Compagnia Casalpusterlengo, non si limitano a una riproduzione superficiale.
Pur mantenendo i tratti distintivi che caratterizzano l’opera di Kasing Lung – l’espressione inquietante, le proporzioni uniche, l’estetica volutamente “imperfetta” – i falsi sono stati realizzati con un livello di cura e dettaglio tale da ingannare anche l’occhio più esperto.

Il packaging, in particolare, è stato oggetto di un’attenzione maniacale, riproducendo fedelmente il design originale e rendendo la contraffazione particolarmente insidiosa.
L’operazione ha portato alla denuncia dei titolari di due negozi, mentre proseguono indagini più approfondite per ricostruire le filiere di approvvigionamento e identificare i responsabili dell’intera operazione.

Si tratta di un caso emblematico che solleva interrogativi sulla crescente sofisticazione delle contraffazioni nel settore del collezionismo, e sulla necessità di rafforzare i controlli per tutelare i diritti d’autore e proteggere i consumatori da pratiche commerciali illegali.
La vicenda evidenzia, inoltre, come il successo e l’appeal di un prodotto possano diventare terreno fertile per attività fraudolente, richiedendo un costante aggiornamento delle strategie di prevenzione e contrasto.

Il fenomeno non si limita a una mera violazione della proprietà intellettuale, ma incide negativamente sull’economia legale, sulla reputazione dell’artista e sulla fiducia dei collezionisti.

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