Il procedimento giudiziario che ha visto coinvolti Davide Lacerenza e Stefania Nobile, figura legata al mondo dello spettacolo e figlia della celebre manager Wanna Marchi, ha raggiunto una fase cruciale con la ratifica, da parte del giudice per le indagini preliminari (GIP) Marta Pollicino di Milano, degli accordi patteggiati.
Questi accordi, siglati con la procura della Repubblica e gestiti dall’avvocato Liborio Cataliotti, concludono una complessa inchiesta condotta dalla magistrata Francesca Crupi e delegata al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, che aveva portato all’arresto dei due nel marzo precedente.
L’indagine, originariamente incentrata su presunte irregolarità gestionali riguardanti la Gintoneria e il locale privato “La Malmaison”, aveva ampliato il suo raggio d’azione, sollevando accuse di coinvolgimento in attività illecite legate alla prostituzione e al traffico di sostanze stupefacenti.
I patteggiamenti, pur segnando la conclusione della fase istruttoria, non escludono l’approfondimento di eventuali responsabilità di terzi non direttamente coinvolti negli accordi stipulati.
Un elemento significativo dell’accordo è la destinazione dei beni sequestrati.
Il giudice ha disposto una confisca che, attraverso una vendita all’asta, permetterà di generare un risarcimento danni stimato in oltre novecentomila euro.
Questa somma dovrà coprire le perdite subite da eventuali vittime e restituire risorse pubbliche impiegate nelle indagini.
Il patrimonio da liquidare comprende un notevole quantitativo di champagne e altri distillati, unitamente a una somma di denaro rinvenuta sui conti bancari degli imputati, e all’arredamento dei locali oggetto di sequestro.
La decisione di procedere con l’asta riflette l’esigenza di garantire un equo ristoro alle parti lese e recuperare risorse pubbliche.
L’esecuzione delle pene, ora definita dagli accordi, prevede per Lacerenza la possibilità di accedere a misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova ai servizi sociali.
Questa opzione potrebbe includere anche un percorso di disintossicazione in una comunità specializzata, riconoscendo la complessità delle problematiche personali affrontate.
Per Stefania Nobile, invece, è stata già disposta l’ammissione a lavori di pubblica utilità, come modalità di espiazione della pena e di reinserimento sociale.
La ratifica dei patteggiamenti, in definitiva, rappresenta un punto di arresto in un caso mediaticamente rilevante, con implicazioni che vanno ben oltre l’aspetto puramente giudiziario, sollevando interrogativi sulla gestione di attività commerciali e sulla responsabilità individuale in contesti sociali complessi.








