venerdì, 27 Giugno 2025
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Massacro a Paderno Dugnano: 20 anni al minorenne Chiarioni

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Il Tribunale dei Minorenni di Milano ha emesso una sentenza di condanna a vent’anni di reclusione, pena massima prevista, per Riccardo Chiarioni, responsabile di un drammatico massacro avvenuto nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2024. L’efferato evento, perpetrato quando Chiarioni aveva compiuto diciassette anni, ha visto la perdita di tre vite umane: il padre, la madre e il fratello dodicenne, all’interno di un’abitazione situata a Paderno Dugnano, in provincia di Milano.La decisione del tribunale, emessa nel contesto di un processo abbreviato, si discosta da una precedente valutazione peritale che aveva accertato un vizio di mente parziale. Nonostante l’esistenza di tale perizia, la corte ha ritenuto insufficiente a mitigare la gravità delle azioni commesse, evidenziando la premeditazione e la spietatezza dimostrate. La difesa, affidata all’avvocato Amedeo Rizza, aveva tentato di contestare la piena responsabilità dell’imputato, sostenendo una situazione di alterazione psicologica che avrebbe dovuto portare ad una riduzione della pena.La richiesta di vent’anni di reclusione avanzata dalla Procura aveva trovato pieno riscontro, sottolineando la necessità di una risposta severa per un crimine di tale portata e l’urgenza di proteggere la collettività. Parallelamente all’indagine penale, la Procura aveva già predisposto un percorso terapeutico specialistico per il giovane, volto a gestire le sue problematiche psicologiche e a favorire un eventuale percorso di riabilitazione, sebbene la severità della condanna indichi una prudenza nell’auspicare un simile risultato.L’evento solleva complesse questioni riguardanti la responsabilità penale dei minorenni, l’interpretazione delle perizie psichiatriche e il delicato equilibrio tra la necessità di giustizia, la tutela della collettività e le possibilità di recupero e reinserimento sociale di un individuo che, pur agendo con una violenza inaudita, è ancora in fase di sviluppo psicologico. La sentenza rappresenta un punto fermo nel dibattito sulla prevenzione e sulla gestione dei casi di violenza giovanile, evidenziando l’importanza di interventi precoci e di un supporto psicologico adeguato per i minori a rischio. Il caso Chiarioni si configura come una tragica testimonianza delle potenzialità distruttive che possono derivare da fragilità psicologiche non adeguatamente affrontate e dalla necessità di un approccio multidisciplinare che coinvolga famiglie, scuole, servizi sociali e operatori della salute mentale.

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