La comunità di Chiari ha accolto con profondo dolore e sgomento la notizia della scomparsa di Matteo Formenti, il bagnino trentasette che, a una settimana da un tragico incidente in cui un bambino di quattro anni ha perso la vita sotto la sua sorveglianza, ha scelto la via dell’estremo gesto. La cerimonia funebre, intrisa di commozione e riflessione, ha rappresentato un momento di lutto collettivo, ma anche un invito alla comprensione e all’assenza di giudizio.Il prevosto Gian Maria Fattorini, durante l’omelia, ha delineato il profilo di un uomo dilaniato da un conflitto interiore devastante. Piuttosto che interpretare la sua azione come un semplice atto di disperazione, il sacerdote ha evidenziato un’inversione paradossale: l’impulso salvifico, innato nel suo animo, si è trasformato in un sacrificio estremo, alimentato dalla profonda angoscia di non essere riuscito nel suo dovere primario. Il gesto, pur nella sua tragicità, si configura come un’espressione contorta di un’infinita volontà di bene, pervertita dal peso insostenibile della colpa percepita.Lo zio Fausto, fratello del padre di Matteo, ha sollecitato con forza l’astensione da qualsiasi forma di condanna, richiamandosi ai principi evangelici che esortano all’empatia e alla compassione. Il momento richiede silenzio, contemplazione e una profonda riflessione sulla complessità della condizione umana, sulla fragilità dell’esistenza e sulla potenza distruttiva del rimorso.Matteo Formenti emerge come una figura complessa, un giovane uomo dotato di intelligenza e sensibilità, ma segnato da una profonda tormenta interiore. La scelta del gesto estremo non appare come un atto impulsivo, ma come la conseguenza di una lucida disperazione, un atto di auto-giudizio spietato che lo ha condannato a una punizione incommensurabile. La tragedia solleva interrogativi cruciali sul ruolo della responsabilità, sulla pressione sociale e sulle conseguenze psicologiche di eventi traumatici, spingendo la comunità a confrontarsi con l’ombra del dolore e la difficoltà di comprendere la profondità della sofferenza umana. L’eco del suo silenzio, ora, risuona come un monito all’importanza di sostenere chi è in difficoltà e di coltivare la cultura dell’ascolto e dell’empatia, per evitare che altre storie simili si consumino nella tragica spirale della disperazione.
Matteo Formenti, Chiari in lutto: un bagnino tra dolore e rimorso.
Pubblicato il
