mercoledì 27 Agosto 2025
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Milano

Medico condannato: sfruttata la fiducia delle pazienti.

La sentenza che ha condannato un medico a dieci anni di reclusione con rito abbreviato a Milano, rappresenta una profonda riflessione sul rapporto di fiducia medico-paziente e sui meccanismi di vulnerabilità che possono essere sfruttati in contesti di sofferenza psicologica.
Il caso, emerso a seguito di un’approfondita indagine condotta dalla Procura di Milano, guidata dalla sostituto Alessia Menegazzo e supportata dai Carabinieri, rivela una serie di abusi sessuali perpetrati su nove giovani donne, tutte tra i 19 e i 35 anni, molte delle quali con una storia pregressa di disturbi psichiatrici o significative fragilità emotive.
Il profilo delle vittime, accuratamente selezionate, suggerisce una dinamica di predazione volta a individuare individui particolarmente suscettibili e dipendenti dalla figura del medico.
La loro vulnerabilità, esacerbata dalla malattia o dalla sofferenza, è stata deliberatamente sfruttata dall’imputato, che si è appropriato del suo ruolo professionale per compiere atti sessuali.

Il giudice Luigi Iannelli, nelle sue motivazioni, ha sottolineato come il medico abbia strumentalizzato la fiducia che le pazienti riponevano in lui, creando una situazione di abuso di potere che ha gravemente compromesso la loro integrità psicofisica.

La vicenda si colloca in un contesto già segnato da un’inchiesta analoga, sebbene precedente, conclusasi con l’assoluzione del medico.
Questo aspetto solleva interrogativi cruciali sulla capacità del sistema giudiziario di riconoscere e perseguire abusi di questo genere, e sulla necessità di una maggiore sensibilizzazione all’interno delle istituzioni sanitarie.
L’indagine è stata resa possibile dalla denuncia coraggiosa di una delle vittime, che ha trovato supporto in un centro antiviolenza.

La collaborazione delle altre giovani, tutte costituitesi parte civile e assistite dagli avvocati Patrizio Nicolò e Andrea Prudenzano, è stata fondamentale per ricostruire la dinamica degli abusi.

Le loro testimonianze, raccolte attraverso la formula dell’incidente probatorio per garantirne la conservazione, sono state giudicate attendibili dal giudice.

Oltre alla condanna pecuniaria e alla pena detentiva, il giudice ha disposto il pagamento di provvisionali per risarcimento danni a carico dell’imputato, variabili tra i 20 e i 30 mila euro per ciascuna vittima, e una somma di 30 mila euro a favore dell’Ats della Città Metropolitana di Milano, anch’essa parte civile.
Un elemento aggiuntivo di gravità è stato l’accertamento di falsificazioni su certificati medici, tentativo di occultare le proprie azioni e di rendere più difficoltoso l’accertamento della verità.
Questo caso pone in luce la necessità di una revisione dei protocolli di sicurezza e della formazione del personale sanitario, al fine di prevenire abusi simili e di tutelare la dignità e la salute mentale delle persone vulnerabili.
È imperativo rafforzare la consapevolezza del ruolo cruciale della fiducia nel rapporto medico-paziente e di come questa possa essere corrotta e sfruttata per fini illeciti.

L’importanza di centri antiviolenza e di un supporto psicologico adeguato per le vittime emerge come un elemento imprescindibile per la ricostruzione della loro vita e per la giustizia riparativa.

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