26 aprile 2025 – 11:14
Le porte dell’ex centro vaccinale di viale Brenta a Milano si sono aperte alle 9.45 questa mattina, ma non per una routine quotidiana di programmazione dei servizi sanitari. Era l’ora in cui un gruppo di circa quaranta migranti ha deciso di rivendicare il loro diritto fondamentale ad avere una casa dignitosa. Questa occupazione è stata condotta dal gruppo “Ci siamo”, che non solo ha annunciato la presenza sulla scena ma anche l’organizzazione di un’assemblea pubblica a partire dalle 17 di oggi sul posto.Mentre il gruppo rivendicava questo atto di resistenza, le forze dell’ordine locali e della Digos sono giunte in loco per verificare la situazione. Nonostante ciò, non sono stati registrati momenti di tensione, dimostrando un tentativo da entrambe le parti di evitare conflitti.La scelta del luogo dell’occupazione ha destato interesse, soprattutto considerando che alcuni dei migranti coinvolti hanno precedenti rispetto a occupazioni simili in passato. La ex piscina Scarioni e la casa occupata in via Esterle sono solo due esempi di strutture che sono state oggetto di loro azione.L’atto di protesta, secondo quanto affermato dai manifestanti, è direttamente connesso alla critica al processo di espulsione dalle città delle persone appartenenti alle classi oppresse. Essi sostengono che il sistema di accoglienza attualmente in vigore lascia queste persone in condizioni precarie e disumanizzanti.La richiesta del gruppo “Ci siamo” è quella di un alloggio sicuro, dignitoso ed equo per tutti. Si tratta di una rivendicazione che va oltre il problema della casa come diritto umano fondamentale; essi vogliono smantellare il sistema d’accoglienza attuale e promuovere un processo di emancipazione che vada al cuore dei meccanismi di sfruttamento del capitale. Questo significa liberarsi non solo dai vincoli imposti dalla classe, ma anche dalle rigide divisioni imposta dal tipo di documento o contratto lavorativo.La scelta di condurre la loro protesta in un luogo aperto come l’ex centro vaccinale è stata probabilmente una strategia pensata per aumentare il visibilità della causa. Questo atto potrebbe essere solo il primo passo verso un cambio profondo delle politiche pubbliche relative all’accoglienza e alla protezione dei diritti delle classi oppresse.Sebbene l’azione del gruppo “Ci siamo” sia stata pacifica fino a ora, l’esito finale della protesta è ancora incerto. La loro determinazione a non arretrare davanti alle sfide che il sistema d’accoglienza ha messo loro di fronte dimostra una risolutezza unica nella lotta per i propri diritti.